Scorie - Renzinomics (2)




Ci sono tante idee balzane in economia, e si può stare sicuri che quotidianamente i candidati alle prossime elezioni politiche vadano a pescare tra queste idee, alcune vecchie di molti decenni.

Per esempio quella del salario minimo fissato per legge, proposto da ultimo da parte di Matteo Renzi, che vorrebbe mettere un minimo "tra i 9 e i 10 euro l'ora, così come è in altri Paesi".

Renzi, come sempre, sfoggia una faciloneria imbarazzante, parlando per slogan come un televenditore (il quale, però, non ha generalmente la volontà di governare gli altri). A prescindere da ogni altra considerazione, di cui brevemente mi occuperò in questa sede, il fatto che "in altri Paesi" ci sia un salario minimo per legge tra 9 e 10 euro non è un motivo valido per introdurlo in Italia. Dipende da quali sono le condizioni economiche relative dei diversi Paesi.

Ciò premesso, che la fissazione di livelli minimi di (qualsiasi) prezzo distorca il mercato danneggiando una fetta più o meno consistente di persone è oggettivo.

Infatti, i casi possono essere solo due: o il prezzo minimo – in questo caso il salario – è fissato a un livello inferiore a quello al quale si posizionerebbe il prezzo determinato dalla libera interazione di domanda e offerta, nel qual caso essendo una mossa del tutto ininfluente e inutile; oppure è fissato a un livello superiore a quello di mercato, nel qual caso una parte di potenziali lavoratori sarebbe estromessa dal mercato, rimanendo disoccupata o lavorando senza un contratto conforme alle norme di legge.

Effetto, quest'ultimo, che è l'esatto opposto di quello che vorrebbero perseguire i proponenti il salario minimo.

Basterebbe il buon senso per rendersene conto. E forse è questo il problema.
 


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