Scorie - Assenze all'appello

"L'idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva che un disegno politico utile all'Italia. Su questo punto si segna l'ultima differenza nei confronti di Alfano. L'esperienza di Ap, forse mai decollata, si conclude qui con lo scioglimento dei gruppi e la ripresa di autonome presenze parlamentari".
(L. Cesa)
 
Così Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell'Udc, assieme a un (ristretto) manipolo di parlamentari, ha comunicato al mondo la fine di Ap (Area popolare), il gruppo costituito tempo fa assieme al Nuovo Centro Destra (NCD) che Angelino Alfano fondò dopo il divorzio da Berlusconi, cosa che gli consentì di mantenere la poltrona ministeriale.
 
Probabilmente per chi ha dato questo annuncio si tratta di una notizia da breaking news sulle principali televisioni del globo, ma l'aspettativa è andata delusa, forse perché contando le lettere che compongono gli acronimi di questi soggetti politici si supera di gran lunga il numero degli appartenenti agli stessi. Per la precisione, da Ap escono 4 deputati e un senatore.
 
Cesa e colleghi giustificano il tutto con l'immancabile richiamo al senso di responsabilità per il bene del Paese, aggiungendo che "c'è bisogno, al di là delle distinzioni sul referendum, di un lavoro di ricomposizione specie all'interno dell'area del cattolicesimo popolare e di ceti medi e popolari, che miri alla costruzione di un soggetto politico credibile".
 
Al di là del bisongo dei diretti interessati, la domanda è: c'è bisogno per chi? E la risposta, che credo di non essere l'unico a considerare corretta è: per (quasi) nessun altro.
 
Ma ecco l'appello a unire le forze:
 
"Facciamo appello a noi stessi e a quanti, tra parlamentari e movimenti nella società civile, colgano come noi la rilevanza di questo passaggio".
 
Credo che si conteranno parecchie assenze. Più che giustificate.
 

   

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