Scorie - Lasciatemi il contante

"È necessaria una ulteriore stretta all'utilizzo del contante, riducendo la soglia massima ed eliminando le banconote di taglio superiore ai 50 euro. Se entro un periodo prefissato i pagamenti elettronici fossero ancora marginali, non resterebbe che prendere provvedimenti più drastici."
(S. Simontacchi)

Come spesso accade a coloro che si occupano di tematiche fiscali tal punto di vista "tecnico", Stefano Simontacchi suggerisce al legislatore soluzioni ancor più drastiche di quelle finora adottate. Generalmente gli articoli di questi "tecnici" sono organizzati così: nella prima parte fanno una critica molto molto lieve delle cose che non funzionano nel sistema fiscale italiano, giusto per non apparire troppo appiattiti sulle posizioni dello Stato, ma, al tempo stesso, senza calare la mano per non urtare la sensibilità degli alti burocrati ministeriali. Dopodiché forniscono alcuni suggerimenti anche di buon senso, per poi, alla fine, fornire un assist allo Stato per comprimere ulteriormente la libertà dei cittadini.

Tra i favorevoli alla restrizione all'uso del contante esistono sostanzialmente tre posizioni. Ci sono quelli che vorrebbero eliminare il contante perché, in periodi di tassi di interesse ormai sostanzialmente azzerati dalle banche centrali, l'uso del contante intralcia l'efficacia di manovre volte a rendere negativi i tassi stessi. Queste tesi le si riscontrano per lo più a livello accademico (per esempio Kenneth Rogoff) o nelle grandi banche di investimento (per esempio Willem Buiter di Citi), e sono un chiaro assist alle banche centrali.

Poi ci sono quelli che vorrebbero eliminare il contante perché la sua gestione è costosa. Questa posizione la si può riscontrare tra le banche commerciali ed è un modo servile per mantenere buoni rapporti con lo Stato, oltre che per rendere complessivamente meno rischioso a livello di sistema il meccanismo della riserva frazionaria.

Infine, ci sono quelli che, da paladini della "legalità", invocano l'abolizione del contante per sconfiggere l'evasione fiscale.

La cosa che accomuna tutte queste posizioni è il disinteresse per le conseguenze nefaste (non so fino a che punto inintenzionali) dell'abolizione del contante. E non mi riferisco tanto ad alcuni lati pratici connessi in particolare ai pagamenti di piccole somme, quanto al sostanziale svuotamento del diritto di proprietà sul denaro depositato in banca. L'abolizione del contante renderebbe quel denaro, di fatto, pienamente disponibile per lo Stato, che deciderebbe non già quanto tassare, bensì quanto lasciare ai legittimi proprietari di quelle somme.

Con ogni probabilità non tarderebbero ad affermarsi spontaneamente forme alternative di denaro, ma nel frattempo vi sarebbe il serio rischio di un saccheggio di dimensioni tali da far sembrare roba da dilettanti quello imposto da Giuliano Amato nel 1992. Credo, quindi, che sia bene allarmarsi quando si sente parlare con tanta disinvoltura di ulteriori strette all'uso del contante.


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