Scorie - Se la ricchezza privata deve essere garanzia del debito pubblico...
Uno degli argomenti spesso utilizzati (non solo) da Marco Fortis per dimostrare la sostenibilità del debito pubbilco italiano è il riferimento alla dimensione della ricchezza privata. Il rapporto tra debito e ricchezza privata porrebbe infatti l'Italia su una posizione molto migliore, in confronto agli altri Paesi (non solo) europei, rispetto al tradizionale rapporto con il Pil.
Considerare la ricchezza privata come indicatore di sostenibilità del debito pubblico equivale però, nella sostanza, a dire che, in caso di necessità, a quella ricchezza si possa attingere, da parte dello Stato, per non andare in default. Il che, al lato pratico, può assumere la forma di una imposta patrimoniale (più o meno) straordinaria, oppure di qualche forma di repressione finanziaria, mediante l'obbligo di sottoscrizione di titoli di Stato a condizioni non di mercato.
Tutte cose già viste in passato in giro per il mondo. Nulla di nuovo, quindi.
Il fatto è che Fortis scrive che in Italia "non servono assurde ipotesi di patrimoniali sulla ricchezza per abbattere figurativamente un rapporto nel nostro caso davvero poco indicativo come il debito/Pil, visto che è la ricchezza privata stessa la migliore garanzia del nostro debito pubblico e, qualora se ne tenesse adeguatamente conto, lo stesso debito italiano non apparirebbe così "pericoloso" come sembra dal semplice raffronto con il Pil."
La sua tesi è che, finora, le famiglie (e le banche) hanno comprato a mani basse BTP e simili, quando i tassi di interesse salivano, finendo per calmierare il costo per lo Stato. Sarebbe opportuno ricordare che anche la Banca d'Italia, nell'ambito dei programmi di QE, si è imbottita di BTP neglio anni scorsi. Ufficialmente per perseguire l'obiettivo della stabilità dei prezzi (sic!).
Il fatto è, però, che per poter considerare un patrimonio come garanzia di un debito, è necessario che quel patrimonio possa essere escusso dal debitore, in caso di necessità. Non a caso se una parsona ha un patrimonio consistente ma non lo pone formalmente (contrattualmente) a garanzia di un prestito, chi lo finanzia (tipicamente una banca) applica tassi di interesse più alti, a parità di altre condizioni.
Quindi si torna sempre allo stesso punto: per basare la sostenibilità di un debito pubblico sulla ricchezza privata è necessario che, in caso di necessità, lo Stato possa liberamente attingere a quella ricchezza. Esercitando un potere coercitivo nei confronti dei legittimi proprietari di quella ricchezza. Il che può avvenire o mediante "ipotesi di patrimoniali", per assurde che siano, o mediante vincoli di portafoglio.
Tutto il resto è pura fantasia.
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