Scorie - Giuseppi, l'avvocato di se stesso

Il presidente del Consiglio uscente e reincaricato Conte – per i sostenitori nordamericani dal cinguettio compulsivo "Giuseppi" – ha detto che "è il momento del coraggio e della determinazione per disegnare un paese migliore senza lasciarsi frenare dagli ostacoli."

Ha anche confessato di avere avuto perplessità per il cambio di maggioranza:

"Ho vissuto già un'esperienza di governo e vi confesso che la prospettiva di avviare una nuova esperienza di governo con una maggioranza diversa mi ha sollevato più di qualche dubbio. Ho superato queste perplessità nella consapevolezza di avere cercato sempre di operare nell'interesse di tutti i cittadini, nessuno escluso. Non sto dicendo che ci sono sempre riuscito so però di avere sempre cercato di servire e rappresentare il mio Paese, anche all'estero, guardando solo al bene comune e non a interessi di parte o di singole forze politiche." 

Non so se Conte sia o meno un bravo avvocato, anche se ritengo di poter affermare con certezza che l'autodefinizione di avvocato del popolo sia stata fin dall'inizio niente di diverso da una supercazzola.

Noto anche che quelli che oggi lo stanno fortemente rivalutando coincidono spesso con le stesse persone che fino a qualche settimana fa lo consideravano un burattino falsificatore di curriculum vitae. Non che questa sia, peraltro, l'unica radicale inversione di opinione verificatasi in Italia durante il mese di agosto.

Riconosco tuttavia che Conte si comporti come un avvocato, nel senso che adegua le argomentazioni e le dichiarazioni in funzione del portare acqua al mulino dei suoi assistiti pro tempore, stiracchiando anche, se necessario, la realtà (non me ne vogliano gli avvocati se semplifico un po' troppo).

Il problema è che, in questo caso, la parcella non la pagano gli assistiti, bensì, volenti o nolenti, "tutti i cittadini, nessuno escluso". O, per essere più precisi, tutti i pagatori di tasse, dato che nella definizione di cittadini rientrano anche i consumatori di tasse (non pochi in Italia).

Sarò poi forse tacciabile di cinismo, ma resto convinto che il bene comune, come per tutti quanti, coincida per Conte con il proprio tornaconto. Vuoi mettere l'ebbrezza di continuare a partecipare a vertici internazionali con il suo amico cinguettante d'oltreoceano?

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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