Scorie - Placare la collera col deficit




Sotto pressione per le manifestazioni a catena dei cosiddetti gilet gialli, Emmanuel Macron ha annunciato qualche sera fa alcuni provvedimenti volti a placare la collera che, a suo dire, è "in parte giustificata".

Come ho già avuto modo di osservare, anche io ritengo che sia in parte giustificata, ma per motivi diversi. Nel senso che in un Paese dove lo Stato ha spese pari al 56,4 per cento del Pil ed entrate pari al 53,8, evidentemente l'unica cosa da fare sarebbe ridurre entrambe in modo significativo.

Invece i manifestanti, oltre alla rimozione della (eco)tassa su benzina e gasolio, chiedono anche altri aumenti di spesa.

Con un rassicurante (almeno nelle intenzioni) "Tutti insieme ce la possiamo fare", il presidente ha annunciato l'aumento del salario minimo di 100 euro al mese dal 2019, la detassazione, dalla stessa data, degli straordinari, nonché l'annullamento della contribuzione sociale generalizzata (CSG) per i pensionati che guadagnano meno di 2.000 euro al mese, oltre alla detassazione dei bonus ai dipendenti.

Salario minimo a parte, ogni riduzione di tasse è benvenuto, purché accompagnato da riduzioni di spesa. In questo caso, invece, Macron intende fare tutto in deficit, aggiungendo circa 10 miliardi a quello già previsto, portandolo in area 3.5 per cento del Pil.

Con ciò fornendo anche un assist ai due spendaccioni che governano in Italia, che infatti non hanno esitato a usare l'argomento per la trattativa con la Commissione europea sulla legge di bilancio italiana.

Aiutati, e non è la prima volta, anche dal commissario agli affari economici, il socialista francese Pierre Moscovici, che ha già usato toni morbidi verso l'ipotesi di uno sfondamento del deficit francese ben oltre il 3 per cento del Pil.

Ne ero già convinto e lo sono oggi ancora di più: se l'Italia è senza speranze, la Francia non è messa molto meglio. Gli intossicati di spesa pubblica abbondano (ahimè) da entrambe le parti delle Alpi.
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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