Scorie - I paladini della mediocrità




Il settore bancario è notoriamente quello nel quale si registra il più alto tasso di adesione dei lavoratori dipendenti a organizzazioni sindacali.

Il sindacato con più iscritti nel settore bancario è la FABI, all'interno della quale il segretario generale è Lando Maria Sileoni, un signore che ha iniziato a fare il sindacalista a 17 anni e che suppongo non possa dire di avere maturato una grande esperienza operativa in filiale o in un ufficio di banca.

Come è noto, il settore è in crisi da anni, dato che l'evoluzione tecnologica, unitamente a una corsa ad aprire sportelli ovunque nei primi anni Duemila, ha portato ad avere un eccesso di capacità produttiva che non è ancora stata riassorbita nonostante l'uscita dal lavoro di circa 60mila bancari nell'ultimo decennio. La duratura e profonda crisi economica ha fatto il resto.

Essendo quello del lavoro un costo dei più rigidi, è evidente che vi sia la necessità, a maggior ragione considerando i rapidi cambiamenti dello scenario competitivo, di renderlo più flessibile. Finora è stato fatto mediante l'uso estensivo dei fondi esuberi (ossia prepensionamenti) e dei contratti a termine per i più giovani.

I sindacati hanno difeso a spada tratta per lo più i lavoratori senior, che costano il doppio dei neoassunti e spesso non hanno una produttività proporzionalmente doppia (anzi), come peraltro avviene in tutti i settori.

Di fronte all'ipotesi, già adottata in via sperimentale, di introdurre contratti a retribuzione ibrida, ossia dando un ruolo maggiore alla componente variabile a fronte di una riduzione della componente fissa, Sileoni esprime un fermo rigetto:

"Legare la retribuzione annua all'andamento del budget della filiale, agli utili delle banche o alla capacità dei singoli di vendere specifici prodotti rischia di disallineare l'intero comparto. Chi lavora per una banca in utile guadagnerebbe molto di più e noi non vogliamo creare due velocità retributive, una riservata ai lavoratori della banca in utile e un'altra no."

Pensate che stranezza: un'azienda che va bene arriverebbe a pagare meglio i suoi dipendenti rispetto a una che perde soldi. Tutto ciò sembra intollerabile per Sileoni.

Molto meglio una sana mediocrità, un livellamento delle retribuzioni (inevitabilmente verso il basso) e guai a fare differenze tra chi rende di più e chi rende di meno.

Però poi non ci si stupisca se le cose non vanno proprio benissimo.
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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