Scorie - Aritmetica e redistribuzione
Torno a pochi giorni di distanza a commentare alcune "perle" di Francesco Boccia, deputato del Pd e presidente della commissione Bilancio della Camera. Scrivendo al Sole 24Ore, Boccia indica come dovrebbe essere impostata la prossima legge di bilancio.
"Auspico una manovra di ampio respiro con pochi articoli ma capace di incidere sui principali comparti dell'economia. Fisco e lavoro, scuola ricerca e innovazione tecnologica per le imprese, sicurezza e investimenti pubblici. Sono questi i grandi temi su cui ci si può dividere sulle terapie ma non certamente sulla priorità. Attraverso queste leve si può incidere sullo sviluppo, si può intervenire sulle povertà, si possono cambiare i paradigmi delle politiche giovanili. Ma senza slogan, senza scorciatoie."
Tante buone intenzioni, delle quali, come è noto, sono lastricate le vie dell'inferno (per lo più fiscale, in questo caso).
"Chi pensa che la flat tax sia una soluzione, fa una scelta di campo. Di destra, ma di campo. La flat tax consente a chi ha di più di pagare di meno. Noi invece abbiamo il dovere di far pagare meno a chi ha di meno e a chi crea lavoro."
Qui Boccia, che prima di darsi alla politica a tempo pieno era professore di economia aziendale, o semplifica un po' troppo, ricorrendo a quegli slogan e scorciatoie che ha poco prima detto che andrebbero evitati, oppure dà dimostrazione di avere lacune in aritmetica.
In un'imposta di tipo proporzionale, infatti, chi ha di più paga di più in termini assoluti, anche se proporzionalmente ciò non accade nel caso di una autentica flat rate tax. Nelle varie proposte in circolazione in Italia, la progressività sarebbe peraltro mantenuta ricorrendo a deduzioni di spese ed eventuali integrazioni (imposta negativa) per i detentori di redditi sotto certe soglie.
Ovviamente non può mancare la soluzione sempreverde, ossia fare gettito "stangando chi [le tasse] le evade sistematicamente dalle multinazionali del web passando per i soliti furbetti dell'evasione. La leva fiscale va utilizzata come straordinario strumento redistributivo."
Guai, poi, a pensare di fare privatizzazioni, perché "fare programmi di privatizzazioni a fine legislatura è sbagliato oltre che scorretto nei confronti di chi sarà chiamato dagli italiani con le prossime elezioni politiche a guidare il Paese per i successivi cinque anni. E francamente ipotizzare oggi la vendita di alcuni beni in fretta e furia significa svenderli."
Con la scusa della correttezza nei confronti di chi governerà dopo, si tira fuori un altro evergreen: le "svendite". Ovviamente per chi non ha nessuna reale intenzione di privatizzare ogni vendita ha la esse davanti.
Qui occorre peraltro precisare che i progetti a cui fa riferimento Boccia sono in realtà false privatizzazioni. In pratica, con una sorta di gioco delle tre carte, lo Stato creerebbe scatole cinesi, con l'immancabile partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti, per fare un po' di cassa senza cedere realmente nulla.
Dopodiché Boccia elenca una serie di misure, tutte più o meno stataliste. Tra queste citerei la proposta di garantire finanziariamente l'Erasmus "per tutti coloro che ne fanno richiesta nelle scuole secondarie" e "accompagnare i giovani in università con forme di sostegno finanziario che arrivano fino al giorno dell'acquisto della prima casa con mutui garantiti e senza interessi".
Il tutto perché lo "Stato serve in quei passaggi per i giovani non dopo quando è tardi; serve prima, perché se li formiamo adeguatamente, se parlano più lingue, se li accompagniamo nelle loro esperienze e nella loro voglia di metter su famiglia, poi saranno il turbo della società."
Di sicuro così si mette il turbo alla spesa pubblica, incentivando (anche) nei giovani la tendenza a vedere nello Stato il mezzo per vivere a spese altrui. Alla faccia di tutti quelli che di questi benefici non hanno beneficiato e non beneficeranno, dovendo però sostenerne gli oneri.
Poteva mancare il richiamo agli investimenti pubblici fuori dal computo del deficit? Ovviamente no.
"Tutto questo senza un programma di investimenti pubblici moderno può non bastare. Serve pertanto aprire a Bruxelles un negoziato serio sugli investimenti pubblici fuori dai vincoli attuali di bilancio. Servono 100 miliardi di investimenti pubblici aggiuntivi rispetto a quelli programmati per la prossima legislatura. Venti miliardi in più all'anno."
Fino a pochi giorni fa erano 100 miliardi in 4 anni, ma effettivamente la legislatura ne dura (in teoria) 5. Almeno questa divisione Boccia l'ha fatta senza difficoltà.
Come ho già notato più volte, il problema è che se politicamente si stabilisce che una somma che costituisce deficit non è contabilmente tale, nella realtà i titoli di debito per finanziarlo devono essere emessi. E il debito aumenta di conseguenza.
Ovviamente questa lunga lista della spesa, che Boccia quantifica in 25 miliardi lordi per il prossimo bilancio (a mio parere sottostimando la dimensione), deve essere finanziata. Boccia non dice esattamente come, ma sentenzia:
"Alla politica il compito di dimostrare come si redistribuisce e per far cosa. Il Pd ha già dimostrato di saperlo fare e di volerlo fare."
Un'affermazione molto sinistra, in senso lato.
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