Scorie - La (non) riduzione della spesa

In un articolo pubblicato sul Sole 24Ore in cui elenca le (a suo parere) tante cose ben fatte dal governo Renzi in mille giorni, il vice segretario del PD, Lorenzo Guerini, usa i dati dell'Istat pro domo sua.



Infatti scrive, tra le altre cose, che "per assicurare che le tasse possano continuare a calare anche in futuro, continuava la riduzione delle uscite dello Stato (-0,3% Pil a fine 2016 sul 2015)."

L'affermazione di Guerini potrebbe indurre il lettore a concludere che, ancorché in misura limitata, la spesa pubblica stia calando. Il fatto è che in termini assoluti la spesa non cala affatto. Per di più, se si considera che gran parte delle voci che realmente sono diminuite sono riconsucibili alla spesa per interessi sul debito pubblico, si deduce che non si tratta di una riduzione attribuibile all'azione del governo, bensì al Qe della BCE.

In sostanza il bilancio dello Stato è più leggero di circa 20 miliardi di interessi rispetto a tre anni fa, ma la continua accumulazione di deficit fa aumentare lo stock di debito. Ciò significa che, a fronte di una risalita dei tassi di interesse, la sostenibilità sarebbe presto messa in discussione.

In altri termini, il bilancio dello Stato sarà ancor più vulnerabile di quanto lo fosse nel 2011 a un aumento dei tassi di interesse. Una cosa che si sarebbe potuta evitare se si fosse realmente ridotta la spesa pubblica, non solo nelle slides renziane o in questi articoli auto incensatori. 


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