Scorie - Varianti di QE
"In Europa abbiamo la Banca europea degli investimenti. Immaginiamo una forma alternativa di Qe in cui la Bei chiede ai governi di guidare un programma per la ripresa degli investimenti. Immaginate che questo sia finanziato al 100% attraverso obbligazioni emesse dalla Bei con la Bce che opera sui mercati secondari pronta a comprare obbligazioni della Bei. Questo risolverebbe problemi operativi della Bce perché improvvisamente comprerebbe un solo pezzo di carta con rating tripla A senza doversi preoccupare dei diversi titoli di stato. Allo stesso tempo eviterebbe i problemi menzionati che il Qe ha avuto altrove e che avrà sempre di più in Europa con prezzi degli asset gonfiati e fallendo nel ravvivare gli investimenti. Questo tipo di Qe in partnership con la Bei trainerà gli investimenti direttamente mentre il Qe varato si rivelerà un insostenibile incremento del valore delle azioni."
(Y. Varoufakis)
Che il QE finisca per gonfiare i prezzi degli asset non lo discute praticamente (più) nessuno. Ciò che alcuni fingono di non vedere è che quelle siano bolle. Nell'area euro l'effetto rigonfiamento è iniziato sui titoli di Stato prima come percezione che la BCE avrebbe stampato tutti gli euro necessari a mantenere in piedi anche debitori più che traballanti, quindi come attesa del lancio del QE, poi come attesa dell'implementazione del QE. Adesso che la BCE ha effettivamente iniziato a comprare titoli di Stato contro creazione di base monetaria capita di sentire parlare di rendimenti nominali negativi su tutti i titoli di Stato tedeschi, a prescindere dalla durata, come prossimo sbocco "naturale" del QE senza che la cosa desti la benché minima preoccupazione.
Che questo abbia provocato un crollo anche dei rendimenti dei titoli di Stato dell'Italia, il cui decennale rende attorno all'1.1 per cento, con uno spread sul corrispondente titolo tedesco inferiore a 90 punti base, non è che una delle altre conseguenze delle politiche monetarie della BCE.
Infatti, checché ne dicano Renzi e Padoan, l'Italia oggi ha oltre 253 miliardi di debito pubblico (pari a circa 16 punti di Pil) in più rispetto a quando lo spread raggiunse i 575 punti base a novembre 2011, e anche prendendo per buone le stime di crescita del Pil formulate dal Governo per l'anno in corso e quelli a venire non si direbbe che il debitore pubblico italiano sia oggi più meritevole di credito rispetto a tre anni fa.
All'abbassamento generalizzato dei rendimenti dei titoli di Stato è poi conseguita la compressione dei premi per il rischio su titoli di debitori privati anche di mediocre solidità, oltre al balzo delle quotazioni azionarie e, anche se non in tutti i Paesi europei, una salita dei prezzi degli immobili.
L'idea del ministro delle finanze della Grecia, Yanis Voroufakis, per rilanciare gli investimenti pubblici invece che gonfiare gli asset, è quella di un QE che abbia per oggetti titoli emessi dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
In sostanza la BEI dovrebbe rafforzare il finanziamento di investimenti pubblici consentendo ai governi di non aumentare il loro debito, semplicemente aumentando la propria leva finanziaria, con la BCE a fornire la base monetaria.
Si tratta in fin dei conti di una delle enne possibili versioni di eurobond che circolano da anni, di cui non mi interessa discutere le problematiche legali, perché non è quello il punto sostanziale, a mio parere.
Alla base di tutto il problema fondamentale resta sempre la duplice (fallace) idea che ciò che conta sia aumentare la spesa (adesso si dice "per investimenti") e di poter trovare dal nulla le risorse da spendere. In realtà non è possibile creare ricchezza dal nulla, né sono sostenibili investimenti non finanziati da risparmi reali.
Gli effetti redistributivi e inflattivi del QE nella versione proposta da Varoufakis sarebbero diversi solo nella manifestazione formale, ma non nella loro sostanza. Verrebbero gonfiati alcuni prezzi invece di altri, cambierebbe forse in parte la platea dei beneficiari e dei danneggiati.
Null'altro.
(Y. Varoufakis)
Che il QE finisca per gonfiare i prezzi degli asset non lo discute praticamente (più) nessuno. Ciò che alcuni fingono di non vedere è che quelle siano bolle. Nell'area euro l'effetto rigonfiamento è iniziato sui titoli di Stato prima come percezione che la BCE avrebbe stampato tutti gli euro necessari a mantenere in piedi anche debitori più che traballanti, quindi come attesa del lancio del QE, poi come attesa dell'implementazione del QE. Adesso che la BCE ha effettivamente iniziato a comprare titoli di Stato contro creazione di base monetaria capita di sentire parlare di rendimenti nominali negativi su tutti i titoli di Stato tedeschi, a prescindere dalla durata, come prossimo sbocco "naturale" del QE senza che la cosa desti la benché minima preoccupazione.
Che questo abbia provocato un crollo anche dei rendimenti dei titoli di Stato dell'Italia, il cui decennale rende attorno all'1.1 per cento, con uno spread sul corrispondente titolo tedesco inferiore a 90 punti base, non è che una delle altre conseguenze delle politiche monetarie della BCE.
Infatti, checché ne dicano Renzi e Padoan, l'Italia oggi ha oltre 253 miliardi di debito pubblico (pari a circa 16 punti di Pil) in più rispetto a quando lo spread raggiunse i 575 punti base a novembre 2011, e anche prendendo per buone le stime di crescita del Pil formulate dal Governo per l'anno in corso e quelli a venire non si direbbe che il debitore pubblico italiano sia oggi più meritevole di credito rispetto a tre anni fa.
All'abbassamento generalizzato dei rendimenti dei titoli di Stato è poi conseguita la compressione dei premi per il rischio su titoli di debitori privati anche di mediocre solidità, oltre al balzo delle quotazioni azionarie e, anche se non in tutti i Paesi europei, una salita dei prezzi degli immobili.
L'idea del ministro delle finanze della Grecia, Yanis Voroufakis, per rilanciare gli investimenti pubblici invece che gonfiare gli asset, è quella di un QE che abbia per oggetti titoli emessi dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
In sostanza la BEI dovrebbe rafforzare il finanziamento di investimenti pubblici consentendo ai governi di non aumentare il loro debito, semplicemente aumentando la propria leva finanziaria, con la BCE a fornire la base monetaria.
Si tratta in fin dei conti di una delle enne possibili versioni di eurobond che circolano da anni, di cui non mi interessa discutere le problematiche legali, perché non è quello il punto sostanziale, a mio parere.
Alla base di tutto il problema fondamentale resta sempre la duplice (fallace) idea che ciò che conta sia aumentare la spesa (adesso si dice "per investimenti") e di poter trovare dal nulla le risorse da spendere. In realtà non è possibile creare ricchezza dal nulla, né sono sostenibili investimenti non finanziati da risparmi reali.
Gli effetti redistributivi e inflattivi del QE nella versione proposta da Varoufakis sarebbero diversi solo nella manifestazione formale, ma non nella loro sostanza. Verrebbero gonfiati alcuni prezzi invece di altri, cambierebbe forse in parte la platea dei beneficiari e dei danneggiati.
Null'altro.
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