Scorie - Nuova lira, vecchi errori.

"Se, ad esempio, prendo la lira nuova e faccio il cambio uno a uno con l'euro, tutto quello che importo mi costerà il 30% in più. Ma pagare il 30% in più il petrolio significa che poi lo lavoriamo ed il prodotto raffinato costerà il 5% in più perché l'Italia è un paese trasformatore. Poi c'è un vantaggio: noi avremmo uno sconto del 10% per chi compra in Italia."
(B. Grillo)

Beppe Grillo spesso si lamenta del trattamento ricevuto dai mezzi di informazione, non sempre a torto. Di certo, però, non gli è di aiuto fare affermazioni come questa che ho tratto dall'agenzia ANSA. L'avrebbe fatta durante una conferenza stampa presso la stampa estera a Roma.

Grillo vorrebbe l'uscita dell'Italia dall'euro e l'introduzione della "lira nuova". Vorrebbe, quindi, che l'Italia tornasse ad avere sovranità monetaria e suppongo che con ciò intenda un ritorno ai tempi precedenti il divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia avvenuto nel 1981. In pratica, la Banca d'Italia sarebbe tenuta a monetizzare il debito pubblico, qualora il governo lo chiedesse.

Va bene che Grillo ha un background da comico e non da economista, ma se uno spara cose del genere e in modo così approssimativo è impensabile che poi non riceva critiche, dato che si copre di ridicolo.

Prima afferma che il cambio sarebbe uno a uno, e supponiamo che sia così nel passaggio tecnico da euro a lira nuova. Supponiamo anche che sia possibile risolvere gli enormi problemi legali che deriverebbero dalla ridenominazione forzosa dei contratti (e dubito che ciò sarebbe possibile per quelli non regolati dalla legislazione italiana).

Poi però sostiene che "tutto quello che importo mi costerà il 30% in più". Diamo pure per scontato che con ciò ipotizzi una svalutazione pressoché immediata della lira nuova del 30 per cento. Subito dopo afferma che "il prodotto raffinato costerà il 5% in più perché l'Italia è un paese trasformatore".

Di fatto non spiega (né potrebbe farlo) perché la svalutazione sarà del 30 per cento, né dimostra come si arrivi a un incremento del solo 5 per cento sui prodotti derivanti da raffinazione del petrolio. Così sembra dare i numeri del lotto.

Se, per ipotesi, crede che tutto possa essere fissato per decreto, suppongo che lo scontro con la realtà sarebbe abbastanza duro, come dimostrano tutte le esperienze di socialismo più o meno sgangherato del Novecento e dei giorni nostri (vedi alla voce Venezuela, per esempio).

Per decreto potrebbe invece fissare "uno sconto del 10% per chi compra in Italia", ma anche questo porterebbe benefici a una parte di produttori e lavoratori nell'immediato, a danno di tutti gli altri; per poi risultare dannoso per tutti nel medio lungo periodo. Questi sono sempre stati e sempre saranno gli effetti del protezionismo (e dell'interventismo in generale).

Prima di incontrare la stampa credo che Grillo avrebbe fatto bene a dare una sbirciata a "Ciò che si vede, ciò che non si vede" di Bastiat. Dubito, peraltro, che lui e tutti coloro che sono in parlamento nel M5S ne abbiano mai sentito parlare. Anche per questo, poi, ripetono concetti rivelatisi erronei da secoli.


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