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Visualizzazione dei post da agosto, 2014

Scorie - Lotta di classe

"Il Primo maggio è dei lavoratori e non dei padroni. Il Ministro Poletti sbaglia a creare commistioni corporative anche nei momenti celebrativi: c'è chi sfrutta e chi è sfruttato. Una realtà. Una realtà che sta alla radice del sistema capitalistico… se gran parte delle partite Iva, dei lavoratori autonomi, delle modeste imprese familiari, sono parte di questo mondo del Primo maggio, non lo sono in questa giornata i padroni delle medie e grandi imprese, così come dirigenti e amministratori delle multinazionali pubbliche e private. E' una idea strampalata mettere sullo stesso piano i capitani d'impresa e i loro dipendenti, le associazioni di rappresentanza delle imprese come Confindustria e gli operai alle loro dipendenze fissi e precari." (A. Breda) Non sapevo chi fosse Augustin Breda finché ho letto queste sue dichiarazioni riportate dall'ANSA. Adesso so che di tratta di un dirigente nazionale Cgil e componente direzione nazionale Fiom, e ho l'impressio

Scorie - Mele e pere

"Nuovo calo record del rendimento del BTP a 10 anni, che scende al 2,369%, con lo spread con il Bund che, di conseguenza, si porta a 145,9 punti. Sia il rendimento che il differenziale sono inferiori ai T-bond americani, rispettivamente al 2,377% e a 146,7 punti." (ANSA) Notizie come quella che ho tratto dall'ANSA sono solitamente rilanciate con enfasi dai mezzi di informazione e non mi meraviglierei se fossero usate strumentalmente anche dalle parti di palazzo Chigi. C'è un problema, però: quando si paragonano pere e mele bisognerebbe avere la correttezza di precisare che non sono la stessa cosa. Nello specifico, paragonare i BTP ai Bund tedeschi di pari scadenza ha senso, essendo denominati nella stessa valuta. Al contrario, il confronto tra titoli denominati in valute diverse dovrebbe essere fatto riportando finanziariamente entrambi i titoli nella stessa valuta (tecnicamente si deve fare uno swap del BTP in dollari o del T-bond americano in euro). Se si r

Scorie - Non è mai abbastanza

"L'unico rischio immediato per un successo nel ritorno alla forza economica negli Stati Uniti è una politica monetaria inetta. Se consentiamo ai nostri banchieri centrali di mantenere i tassi di interesse reali privi di rischio troppo alti, soffochiamo il desiderio di individui e istituzioni di assumere rischi. E senza l'assunzione di rischi non ci saranno rendimenti. Il Giappone ci ha dimostrato quanto tassi di interesse reali elevati e una politica monetaria troppo restrittiva possano distruggere la crescita economica potenziale." (D. Zervos) Tra gli economisti che lavorano per società di Wall Street (e che spesso amano farsi chiamare "market strategist", usando in modo inappropriato il termine "market" e forse anche "strategist"), David Zervos è uno dei più convinti fautori di politiche monetarie keynesiane. Per un keynesiano i tassi di interesse sono sempre e comunque troppo alti, e se non lo sono in termini nominali, lo sono in ter

Scorie - The (bad) conscience of a liberal (32)

"È vero che le politiche correnti, se continuassero a essere applicate come adesso, finirebbero con ogni probabilità, tra molto tempo, per sfociare in un buco nei conti pubblici insostenibile (cioè un buco che non potrebbe andare avanti all'infinito)... Presto o tardi ci sarà una qualche combinazione di riduzione delle prestazioni sociali e/o incrementi delle entrate. Sostenere che questo voglia dire che gli Usa sono in bancarotta è un'iperbole; e soprattutto non è utile. Che fare allora? La risposta che degli allarmisti da debito è una: ridurre le prestazioni sociali future. Ma non si capisce per quale motivo dovremmo farlo subito. La logica sembra essere questa: dobbiamo tagliare le prestazioni future per evitare tagli alle prestazioni in futuro. Ho chiesto chiarimenti più volte su questo punto, ma nessuno me le ha mai fornite. Si potrebbe sostenere che è meglio evitare cambiamenti bruschi, che è meglio tornare alla sostenibilità senza scossoni. Ma come argomentazione

Scorie - Differenze nel Pil dovute a differenze nel doping

"Il confronto dell'evoluzione del Pil europeo (anche al netto dell'Italia) con quello degli Stati Uniti mostra che esiste una questione europea. Gli Stati Uniti recuperano il livello di reddito del 2008 già nel 2011. L'Europa anche senza l'Italia, recupererà verosimilmente il reddito del 2008 solo il prossimo anno: quattro anni più tardi degli Stati Uniti." (L. Guiso) Tanto per portare un altro po' di acqua al mulino keynesiano, Luigi Guiso si lancia nel paragone tra l'andamento del Pil negli Stati Uniti e nell'Area Euro tra il 2008 e il 2013, allo scopo di dimostrare come sia necessario avere un budget comunitario più consistente (leggi maggiore spesa), oltre a una politica monetaria più aggressiva. Premesso che il budget dell'Ue non è un pasto gratis, ma alla fine è sempre finanziato dai cittadini europei, in una sorta di trasposizione su base continentale (e quindi ancor più iniqua) della suddivisione tra pagatori e consumatori di tasse, u

Scorie - Le vere vittime degli avvoltoi non sono gli Stati

"L'Argentina al momento dell'emissione dei bonds ha sottoscritto un contratto e la ristrutturazione del debito, pur accettata dalla stragrande maggioranza dei debitori, non vincolava l'esigua minoranza. L'Argentina avrebbe potuto inserire nel contratto una clausola in tal senso, o disciplinarlo secondo il suo ordinamento, invece che quello degli Stati Uniti, ma questa alternativa l'avrebbe costretta ad aumentare i tassi di interesse." (G. Rossi) Guido Rossi lancia l'ennesimo attacco a quella che suole definire la "selvaggia libertà contrattuale", questa volta occupandosi del recente nuovo default tecnico dell'Argentina. La vicenda, come è noto, riguarda una sentenza emessa dal tribunale di New York nell'ambito di una causa promossa da alcuni fondi di investimento statunitensi (definiti dagli argentini e dallo stesso Rossi "avvoltoi"). Sentenza che impone alla Repubblica Argentina di pagare per intero i promotori della caus

Scorie - John Maynard Zingales

"Milton Friedman, che di teoria monetaria se ne intendeva, ha sempre sostenuto che una banca centrale può sempre sconfiggere la deflazione: basta che «lasci cadere il denaro da un elicottero». Ovviamente si tratta di una di quelle provocazioni di cui Friedman era maestro. Nessuno, neppure Milton, pensava di riempire gli elicotteri di banconote e di andarle a spargere al vento. Ma è una provocazione efficace per farci capire che i metodi per combattere la deflazione esistono, basta finanziare la spesa pubblica con moneta. Quello che manca è la volontà politica." (L. Zingales) Continua ad aumentare la richiesta di interventi ancora più espansivi da parte della BCE per sconfiggere lo "spettro della deflazione", come viene comunemente definito da coloro che lanciano l'allarme su un'inflazione dei prezzi al consumo troppo bassa, magari al tempo stesso lamentandosi del calo del potere d'acquisto dei redditi, incuranti del fatto che le due affermazioni presen

Scorie - Solita damianata sulle pensioni

"Sono assolutamente contrario al prelievo indiscriminato sulle pensioni per cifre non meglio precisate, per il solo fatto che sono state definite con il sistema retributivo. C'è il rischio che così si vadano a colpire le pensioni medie. La soglia delle 'pensioni d'oro' potrebbe essere quella individuata dal governo Letta: 90.000 euro lordi. Superata tale soglia si può intervenire con un prelievo sulla parte eccedente, a condizione che le risorse risparmiate vadano o a migliorare le pensioni più basse o a risolvere il problema dei cosiddetti esodati." (C. Damiano) Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro alla Camera e in passato ministro del Lavoro, è tra coloro nel Pd che più contrastano l'operato del governo in tema di riduzione della spesa. In particolare, Damiano, da buon ex sindacalista, è contrario a ogni ipotesi di revisione delle pensioni, oltre ovviamente a contrastare riforme del mercato del lavoro che consentano di dare prospett

Scorie - La (s)mentita

"Lo smentisco, noi l'abbiamo già fatta e abbiamo abbassato le tasse." (M. Renzi) Il dato sul Pil nel secondo trimestre è stata l'ennesima doccia fredda al renzismo dilagante, e anche i più filogovernativi tra i giornalisti non hanno più potuto evitare di porre la questione sull'eventualità di una manovra correttiva autunnale. Il presidente del Consiglio, con il suo consueto tono da fanfarone (che in Italia è ancora considerato manifestazione di grandi capacità di comunicazione, ma che altrove inizia a essere considerato indisponente, dato che il fumo è tanto, peraltro di pessima qualità, mentre l'arrosto è assente), ha risposto con le parole che ho riportato, dicendo una bugia molto probabile e una sicura. Quella molto probabile riguarda la necessità di una manovra correttiva, che credo sia inevitabile, anche se verrà chiamata diversamente con l'ausilio di qualche slide colorata. La bugia sicura è che questo governo abbia abbassato le tasse. Si tratta di

Scorie - La grande sfortuna

"In un'economia dove il settore privato risparmia l'8% del Pil, la crescita è zero solo se il governo va in deficit dell'8% del Pil… I cosiddetti esperti che non sono consapevoli di questo… hanno prolungato senza motivo la recessione in Giappone insistendo che il moltiplicatore fiscale è basso e impedendo l'adozione delle politiche più efficaci durante una recessione patrimoniale – gli stimoli fiscali. Questa è una grande sfortuna." (R. Koo) Pur continuando a leggerlo assiduamente, era un po' di tempo che non mi occupavo di Richard Koo. La sua teoria sulla balance sheet recession, elaborata prendendo spunto dalla lunga crisi giapponese, è ormai piuttosto conosciuta. Personalmente credo che l'autore tenda a sopravvalutare la portata innovativa di quella teoria, dato che gli effetti di un eccesso di debito che si accumulano durante il boom e diventano insostenibili dopo il bust sono già stati ampiamente analizzati da Mises e altri economisti della scuo

Scorie - D&G Light GDP

Il piano del 1000 giorni che da settembre il governo presenterà al Paese è esattamente orientato a portare fino in fondo il cambiamento strutturale che abbiamo iniziato e che serve per riaffermare che l'Italia è un grande paese che può uscire dalle difficoltà ed essere protagonista per un cambiamento anche delle politiche europee. (D. Serracchiani) La direzione è senz'altro quella giusta, poi bisogna valutare sempre con quanta forza si riesca a mettere in campo le misure. Questi dati aiutano a lavorare con più energia, più decisione sulla strada degli investimenti e della crescita anche se anche in tutta Europa la ripresa è un po' più lenta. (G. Delrio) Come nei saldi di fine stagione, prima di prendermi una pausa di qualche giorno voglio fare un 2 X 1, con due pezzi grossi (questo passa il convento) del partito al potere: Deborah Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia nonché vicesegretario del Pd, e Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza d

Scorie - Il maratoneta

"La politica sta facendo bene la sua parte e stiamo approvando la riforma del Senato, ma c'è ancora molto da fare. Bisogna avere il passo del maratoneta e non dello sprinter. Ma gli italiani ci chiedono di cambiare e noi cambieremo." (M. Renzi) Secondo il presidente del Consiglio la politica "sta facendo bene la sua parte". Sono d'accordo con lui, nel senso che più di così non potrebbe fare. Le sceneggiate che chiunque si è trovato a vedere nelle ultime settimane se aveva la sciagurata idea di guardare un telegiornale forniscono prove ineccepibili della "bontà" con cui i senatori stanno facendo la loro parte. Renzi continua anche a ripetere: "gli italiani ci chiedono di cambiare e noi cambieremo". Non so quanti siano gli italiani che metterebbero al primo posto, tra le cose da cambiare, il Senato. Azzardo un'ipotesi: al di là dei senatori stessi e dei loro congiunti/collaboratori, del Senato non frega niente a nessuno. Magari in tan

Scorie - Candelotti di dinamite

"La Grande recessione non fu dovuta all'indisciplina della moneta, a meno che lei non intenda, in senso lato, l'indisciplina sul credito, che ha creato quei candelotti di dinamite della finanza creativa che poi ci sono scoppiati in mano." (F. Galimberti) Rispondendo a un lettore che, citando "The Mistery of Banking" di Murray Rothbard, gli faceva notare che non è facendo inflazione che si risolvono i problemi, Fabrizio Galimberti ha liquidato la questione con le parole che ho riportato. Come è ormai noto a chi mi legge, Galimberti è il classico prototipo di keynesiano che vede in "buoni" investimenti pubblici e in una "buona" dose di inflazione la via per risolvere i problemi dell'economia. "Buono", ovviamente, è quello che pare a lui o all'illuminato manovratore di turno. Altrettanto ovvio è che mai e poi mai il suo argomentare si spingerà al nocciolo della questione posta dal lettore, ossia gli effetti distorsivi ed

Scorie - #italianostaitranquillo

"Gli italiani possono andare tranquilli in vacanza, quelli che se lo possono permettere. Noi ad agosto saremo qui a lavorare perché ci sia una grande ripartenza." (M. Renzi) Quando ho sentito queste parole di Renzi, la prima impressione è stata che, seppur con una (trascurabile) variazione, il contenuto fosse del tutto simile all'ormai famigerato "enricostasisereno" indirizzato a Enrico Letta non molto tempo prima di organizzarne la defenestrazione da palazzo Chigi. Adesso Renzi invita gli italiani ad andare "tranquilli" in vacanza, perché lui e i suoi fedeli collaboratori staranno a lavorare "perché ci sia una grande ripartenza". Ognuno, se vuole, può fare ricorso ai rituali scaramantici che preferisce, ma a me pare consigliabile prepararsi a una nuova randellata fiscale. Chi vuol esser tranquillo sia…

Scorie - Quale patriottismo?

"Se un'azienda americana decide di spostare il suo domicilio fiscale per evitare di pagare le tasse, non agisce in modo corretto né per se stessa, né tantomeno per il Paese. Questo significa imporre le proprie regole al sistema fiscale americano. L'azienda in questione non sta rubando e quindi non agisce nell'illegalità, ma sta cambiando un domicilio. In questo senso non è patriottica. Si dimentica del suo Paese e dei suoi cittadini." (B. Obama) Il presidente degli Stati Uniti se la prende con le società che spostano il domicilio in Paesi che consentano loro di minimizzare il carico fiscale. Obama non è il solo ad avere lanciato una crociata contro le imprese che spostano il domicilio fiscale; dato che ovunque i debiti pubblici sono in crescita, tutti i governi, non volendo ridurre seriamente la spesa pubblica e la loro invadenza in ogni parte del sistema economico, stanno minacciando di prendere provvedimenti, e in qualche misura li hanno anche già presi. Quasi