Scorie - Favole keynesiane a 5 stelle
Che in Italia più o meno tutta l'offerta politica abbia programmi economici ispirati a una versione più o meno sgangherata di keynesismo credo sia fuori discussione.
La versione del M5S è stata ribadita da Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo, il quale ha affermato nel corso di un'intervista a Repubblica:
"Sul debito bisogna essere intellettualmente onesti e abbandonare il dogma tedesco dell'austerità. Non si può immaginare di diminuire considerevolmente il rapporto debito-pil contenendo troppo gli stimoli pubblici e abbattendo i salari, con riforme sbagliate come quelle degli ultimi anni."
Più che l'onestà intellettuale credo andrebbe chiamata in causa una conoscenza anche sommaria dell'economia. Oltre alla realtà dei fatti: di austerità tanto si parla, ma non ce n'è traccia nelle manovre di bilancio da anni.
Cosa fare dunque?
"Questo è un momento di forte crescita globale dell'economia, spinta dalle politiche monetarie espansive delle Banche centrali mondiali. Al netto dei problemi che può comportare, con il rischio bolle sui mercati finanziari, se vogliamo pensare di abbattere considerevolmente il rapporto deficit-pil e stimolare domanda e lavoro bisogna spendere subito. E nel modo giusto, a costo di sforare il 3%."
A parte la confusione tra deficit (flusso) e debito (stock), l'idea di fondo sarebbe quella di fare deficit spending ottenendo un incremento di Pil superiore a quello del deficit. Così facendo si inizierebbe a ridurre il debito in rapporto al Pil.
Il riferimento implicito è al mitologico moltiplicatore keynesiano, che funziona in ogni proposta elettorale e in ogni piano governativo più o meno lungo, ma che ha la cocciuta abitudine a non materializzarsi in concreto, con la conseguenza che la spesa aumenta, e con essa anche deficit e debito, in misura superiore al Pil.
Il che, quando si parte da un debito superiore al 130% del Pil, non è affatto salubre.
Ovviamente se le cose non hanno funzionato in passato è per colpa di chi ha speso male i soldi. Altrettanto ovviamente, questa volta sarà diverso.
"Spendere bene vuol dire eliminare gli sprechi che i partiti non sono stati in grado di cancellare. E incrementare quanto serve per crescere in modo sostenibile e considerevole, sviluppando i settori ad alto potenziale. Se non sfrutteremo adesso la fase economica ascendente stimolando domanda e lavoro, ci ritroveremo a gestire la prossima crisi ciclica in condizioni ancora precarie."
Quali settori? Con quali spese? Ovviamente nessun riferimento oltre il generico. E non potrebbe essere altrimenti. Quanto alla prossima crisi, il dato certo è che fare più deficit oggi renderà più precarie le condizioni dei conti pubblici.
Il resto sono favole.
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