Scorie - La persona più preparata a continuare la corsa verso il baratro

Lo scorso 22 ottobre si sono tenute le elezioni presidenziali in Argentina. Il peronista Sergio Massa, attuale ministro della (disastrata) Economia, ha ottenuto il 36,6% dei consensi, contro il 30% di Javier Milei, la cui vittoria era considerata motivo di grande preoccupazione dai media mainstream.

Non avendo ottenuto nessuno dei contendenti almeno il 45% dei consensi, tra Massa e Milei ci sarà un ballottaggio il 19 novembre.

La rimonta di Massa, rispetto ai sondaggi della vigilia, ha sorpreso molti osservatori. Pur non essendo particolarmente esperto della materia, non riesco a condividere tale (copiaciuto?) stupore. 

In fin dei conti il peronismo pervade l'Argentina da quasi ottant'anni, e non sono bastati fallimenti a raffica per rimuovere l'illusione che sia possibile per lo Stato elargire sussidi a destra e a manca rigorosamente a debito o, peggio, creando moneta senza limiti.

Lo stesso Massa, che si è presentato alle elezioni da ministro dell'Economia in un contesto in cui l'iperinflazione è una realtà e il governo in carica ha pensato di risolvere i problemi con il Fondo Monetario Internazionale indebitandosi con la Cina (le linee di swap valutario tra le due banche centrali non sono altro che debito per l'Argentina), in vista del voto ha emanato provvedimenti di spesa tipicamente volti a comprare consenso. Il tutto in assenza di risorse reali da distribuire.

Con una surreale assenza di senso del ridicolo, il presidente uscente Alberto Fernandez (pure lui peronista), ha affermato che Massa "è la persona più preparata per garantire un cammino di crescita e di uguaglianza dell'Argentina. Il popolo argentino si è impegnato a difendere il lavoro, l'istruzione, la salute e i suoi diritti."

Come se entrambi arrivassero da Marte e non avessero governato il Paese negli ultimi anni.

La mia sensazione è che decenni di assistenzialismo, per quanto fallimentari, creino dipendenza e, con questa, una percezione distorta della realtà. E la realtà è che tutto ciò che lo Stato distribuisce deve essere preso da qualcuno. Nel caso dell'Argentina c'è stato un ricorso crescente a un mix tra debito e, soprattutto, monetizzazione.

La via d'uscita, evidentemente, non può essere la perpetuazione di questa ricetta iperinflattiva.

Vedremo l'esito del ballottaggio. Per inciso, in caso di vittoria di Milei, temo che non riuscirebbe a mettere in pratica il programma con cui ha chiesto il voto. Certi Paesi mi sembrano semplicemente irriformabili. L'Argentina è un caso emblematico. Da questa parte dell'Atlantico, seppur su scala (per ora) minore, temo lo sia anche l'Italia.

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