Scorie - Renzi offre la cena, il conto lo pagano gli altri

"La Spagna cresce del 3%. Ma ha un deficit del 5% che vale 50 miliardi, li dessero a me da dare ai cittadini o per ridurre le tasse, anche io avrei una crescita del 3%. Il problema è che quelli prima di noi hanno mangiato al ristorante e hanno lasciato da pagare il conto. Per questo abbiamo il debito. E io non lo lascio da pagare a figli e nipoti."
(M. Renzi)



A chi gli fa notare che il Pil della Spagna cresce mentre quello dell'Italia arranca, Matteo Renzi ribatte che la Spagna sta crescendo in deficit. Su questo ha ragione.

La Spagna rappresenta un esempio lampante di bolla immobiliare gonfiatasi a seguito della convergenza (al ribasso) dei tassi di interesse verso quelli tedeschi grazie all'adesione alla moneta unica. Un caso da manuale per fornire una rappresentazione empirica di ciò che postula la teoria economica della scuola austriaca.

Il credito aumentava, i prezzi degli immobili anche, l'economia sembrava andare a gonfie vele. Per lo meno i governi dell'epoca non hanno fatto tanto debito, per cui a fine 2008 il rapporto tra debito pubblico e Pil era al 39%, ben sotto il limite del 60% previsto dal trattato di Maastricht.

Con lo scoppio della bolla la musica è cambiata. La Spagna ha vissuto una profonda recessione e ha iniziato ad accumulare deficit, tanto che oggi il rapporto tra debito e Pil ha raggiunto il 100% (circa 5 punti di Pil di debito sono dovuti ai salvataggi delle banche) e il deficit annuo è ancora attorno al 5%.

Effettivamente la crescita del Pil degli ultimi trimestri sarebbe stata molto inferiore se la Spagna avesse contenuto il deficit. Il tutto perché, come è noto, la spesa pubblica rappresenta un componente positivo della domanda nel calcolo del Pil.

Questo significa che, per usare le parole di Renzi, in Spagna stanno mangiando al ristorante lasciando il conto da pagare.

Proprio per questo tutta la "flessibilità" che Renzi un giorno pretende e l'altro mendica dalla Commissione europea (leggi: dalla Merkel), che altro non è se non deficit aggiuntivo, non è per nulla diversa da un pasto consumato al ristorante lasciando il conto da pagare. Un'abitudine ben consolidata e trasversale in chi ha governato l'Italia negli ultimi cinque decenni.

Renzi ama ripetere che non vuole lasciare il conto a figli e nipoti, ma non si comporta di conseguenza. Invece di approfittare del calo artificiale del costo del debito dovuto al Qe della Bce per ridurre il deficit (e il debito), ha compensato le minori spese per interessi con altra spesa corrente. E ciò non gli è bastato, dato che poi continua a chiedere di poter fare altro deficit.

Forse il conto non lo pagheranno i suoi figli e nipoti, ma quelli degli altri sì. E temo che lo pagheranno anche i genitori e i nonni dei figli e nipoti degli altri.
 
 
 
 
 


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