Scorie - Svizzera e oro
"L'oro è una moneta merce fiat (con valore intrinseco insignificante).
Il Bitcoin è una moneta virtuale fiat peer-to-peer (priva di valore intrinseco).
L'oro e il Bitcoin sono costosi da produrre e immagazzinare.
L'oro come asset è equivalente a un Bitcoin luccicante.
Le monete fiat cartacee ed elettroniche emesse dalle banche centrali sono socialmente superiori all'oro e al Bitcoin come monete e asset."
(W. Buiter)
In vista del referendum di iniziativa popolare che si terrà in Svizzera il 30 novembre, Willem Buiter, capo economista di Citigroup, ha scritto un report dal titolo: "Gold: a six thousand-year bubble revisited", in cui argomenta contro l'oro sia come moneta, sia come asset. Ho riportato alcuni dei bullet point del report, che vorrebbe evidenziare i pericoli di una vittoria del SI al referendum.
In caso di vittoria del SI, la Banca Nazionale Svizzera (BNS, ossia la banca centrale elvetica) diverrebbe obbligata a detenere il 20 per cento dei propri asset in oro, dovrebbe rimpatriare l'oro attualmente detenuto all'estero (presso le banche centrali di Inghilterra e Canada) e le sarebbe proibito, in futuro, vendere oro.
Considerando che attualmente l'oro (1040 tonnellate) rappresenta circa il 7.5 per cento delle attività totali in bilancio, la BNS dovrebbe comprare almeno 1733 tonnellate per rispettare il vincolo. Si noti che nel 2000 la BNS deteneva 2500 tonnellate di oro, e che da allora è stata tra le maggiori venditrici tra le banche centrali (con un timing non proprio ottimale, per usare un eufemismo).
In alternativa (o in parte) potrebbe ridurre la base monetaria.
La BNS ovviamente vive con terrore l'ipotesi di una vittoria del SI, perché questo le "legherebbe" le mani, dato che ogni espansione della base monetaria dovrebbe essere accompagnata da acquisti di oro.
Altrettanto con terrore vivono l'ipotesi di vittoria del SI tutti coloro che credono che la più che probabile rivalutazione del franco penalizzerebbe l'economia elvetica. Nell'immediato ovviamente ci sarebbero delle ripercussioni, dato che il sistema dei prezzi non si adegua istantaneamente e che ci sono prezzi più rigidi (al ribasso) di altri. Ma in teoria in un sistema di prezzi flessibili l'aggiustamento potrebbe essere abbastanza veloce.
Personalmente ritengo che il divieto di vendite successive sia un vincolo criticabile, sia in un contesto in cui l'oro funga solo da riserva, sia in un ipotetico scenario in cui tornasse a essere utilizzato come moneta. Credo anche che l'ideale sarebbe superare il concetto di banca centrale come monopolista della moneta.
Tuttavia, i vincoli posti alla BNS in caso di vittoria del SI rappresenterebbero un miglioramento rispetto alla situazione attuale, ancorché i fautori della "elasticità" della politica monetaria vedano la cosa con un mix di terrore e disgusto.
Quanto al report di Buiter, posso capire che chi lavora per una delle più grandi banche a livello globale difenda con unghie e denti la superiorità di sistemi monetari fiat gestiti da banche centrali, ma i suoi argomenti mi sembrano assurdi.
Buiter ritiene che l'oro sia una moneta (e questo è già qualcosa), ma lo considera fiat perché sostiene che il suo "valore intrinseco" sia trascurabile. Una caratteristica che lo accomuna alle monete virtuali come il Bitcoin. Anche le monete fiat gestite dalle banche centrali non hanno valore intrinseco, ma almeno non hanno costi di emissione e stoccaggio (soprattutto quando sono in forma elettronica, che ormai è il formato ampiamente predominante). Questo le renderebbe "socialmente superiori", secondo Buiter.
Il problema, a mio parere, sta soprattutto nella definizione di "valore intrinseco". Buiter sostiene che quello dell'oro sia praticamente nullo, dato che i suoi utilizzi industriali e in gioielleria potrebbero essere rimpiazzati da altri materiali che costano meno. Pertanto l'oro sarebbe una moneta merce fiat perché il suo valore "deriva solo dalla convinzione da parte di un numero sufficientemente ampio di attori economici che abbia quel valore".
Il fatto è che ogni cosa ha un determinato valore di scambio perché un certo numero di soggetti economici glielo attribuisce. Il concetto di "valore intrinseco" a cui fa riferimento Buiter non ha senso, dato che rappresenta un tentativo di oggettivizzare un concetto soggettivo.
Considerare, poi, oro e Bitcoin come se fossero monete fiat, prive di "valore intrinseco", induce Buiter a concludere che qualsiasi valore superiore a zero attribuito a qualsiasi moneta costituisca una bolla. Quindi la conclusione (suppongo volutamente provocatoria) è che l'oro sarebbe in bolla da 6000 anni. Anche in caso di iperinflazione e collasso delle monete fiat, non è detto che il valore di Bitcoin e oro rimanesse superiore a zero.
Buiter arriva a questa affermazione sostenendo che non deve esserci possibilità di arbitraggio tra monete alternative con identico valore intrinseco, per cui se il valore del dollaro (o di altre monete fiat) si azzerasse, sarebbe possibile un azzeramento del valore anche di oro e Bitcoin.
E' chiaro che di fronte ad affermazioni del genere l'unica considerazione che si può esprimere è che in caso di scenari apocalittici si può fare qualsiasi previsione. Però quei 6000 anni di storia potrebbero non essere stati sei millenni di follia generalizzata (ovviamente con le eccezioni di Buiter e del da lui citato, guarda caso, Keynes).
L'oro è di fatto una moneta non inflazionabile a piacere, e lo stesso vale per una moneta con le caratteristiche del Bitcoin. E' questa una delle caratteristiche fondamentali che ha fatto del primo un mezzo di scambio universale per millenni e che ha indotto all'invenzione del secondo. E' anche una delle caratteristiche per cui l'oro si è rivalutato (ancorché con oscillazioni) nei confronti delle monete fiat, soprattutto dal 1971 in poi.
Disporre di un mezzo generale di scambio che non sia inflazionabile a piacere né prodotto in monopolio evidentemente ha costituito e costituisce qualcosa di desiderabile (aggiungerei: di valore) per una moltitudine di attori economici. Capisco che chi prospera con i sistemi monetari attuali cerchi di demolire tutto ciò che ne mette in discussione le fondamenta.
Quella di Buiter, però, mi sembra molto più che un'arrampicata sugli specchi. Qualunque cittadino svizzero che avesse dei dubbi sul voto, una volta letto quel report credo che dovrebbe correre alle urne e votare SI.
Il Bitcoin è una moneta virtuale fiat peer-to-peer (priva di valore intrinseco).
L'oro e il Bitcoin sono costosi da produrre e immagazzinare.
L'oro come asset è equivalente a un Bitcoin luccicante.
Le monete fiat cartacee ed elettroniche emesse dalle banche centrali sono socialmente superiori all'oro e al Bitcoin come monete e asset."
(W. Buiter)
In vista del referendum di iniziativa popolare che si terrà in Svizzera il 30 novembre, Willem Buiter, capo economista di Citigroup, ha scritto un report dal titolo: "Gold: a six thousand-year bubble revisited", in cui argomenta contro l'oro sia come moneta, sia come asset. Ho riportato alcuni dei bullet point del report, che vorrebbe evidenziare i pericoli di una vittoria del SI al referendum.
In caso di vittoria del SI, la Banca Nazionale Svizzera (BNS, ossia la banca centrale elvetica) diverrebbe obbligata a detenere il 20 per cento dei propri asset in oro, dovrebbe rimpatriare l'oro attualmente detenuto all'estero (presso le banche centrali di Inghilterra e Canada) e le sarebbe proibito, in futuro, vendere oro.
Considerando che attualmente l'oro (1040 tonnellate) rappresenta circa il 7.5 per cento delle attività totali in bilancio, la BNS dovrebbe comprare almeno 1733 tonnellate per rispettare il vincolo. Si noti che nel 2000 la BNS deteneva 2500 tonnellate di oro, e che da allora è stata tra le maggiori venditrici tra le banche centrali (con un timing non proprio ottimale, per usare un eufemismo).
In alternativa (o in parte) potrebbe ridurre la base monetaria.
La BNS ovviamente vive con terrore l'ipotesi di una vittoria del SI, perché questo le "legherebbe" le mani, dato che ogni espansione della base monetaria dovrebbe essere accompagnata da acquisti di oro.
Altrettanto con terrore vivono l'ipotesi di vittoria del SI tutti coloro che credono che la più che probabile rivalutazione del franco penalizzerebbe l'economia elvetica. Nell'immediato ovviamente ci sarebbero delle ripercussioni, dato che il sistema dei prezzi non si adegua istantaneamente e che ci sono prezzi più rigidi (al ribasso) di altri. Ma in teoria in un sistema di prezzi flessibili l'aggiustamento potrebbe essere abbastanza veloce.
Personalmente ritengo che il divieto di vendite successive sia un vincolo criticabile, sia in un contesto in cui l'oro funga solo da riserva, sia in un ipotetico scenario in cui tornasse a essere utilizzato come moneta. Credo anche che l'ideale sarebbe superare il concetto di banca centrale come monopolista della moneta.
Tuttavia, i vincoli posti alla BNS in caso di vittoria del SI rappresenterebbero un miglioramento rispetto alla situazione attuale, ancorché i fautori della "elasticità" della politica monetaria vedano la cosa con un mix di terrore e disgusto.
Quanto al report di Buiter, posso capire che chi lavora per una delle più grandi banche a livello globale difenda con unghie e denti la superiorità di sistemi monetari fiat gestiti da banche centrali, ma i suoi argomenti mi sembrano assurdi.
Buiter ritiene che l'oro sia una moneta (e questo è già qualcosa), ma lo considera fiat perché sostiene che il suo "valore intrinseco" sia trascurabile. Una caratteristica che lo accomuna alle monete virtuali come il Bitcoin. Anche le monete fiat gestite dalle banche centrali non hanno valore intrinseco, ma almeno non hanno costi di emissione e stoccaggio (soprattutto quando sono in forma elettronica, che ormai è il formato ampiamente predominante). Questo le renderebbe "socialmente superiori", secondo Buiter.
Il problema, a mio parere, sta soprattutto nella definizione di "valore intrinseco". Buiter sostiene che quello dell'oro sia praticamente nullo, dato che i suoi utilizzi industriali e in gioielleria potrebbero essere rimpiazzati da altri materiali che costano meno. Pertanto l'oro sarebbe una moneta merce fiat perché il suo valore "deriva solo dalla convinzione da parte di un numero sufficientemente ampio di attori economici che abbia quel valore".
Il fatto è che ogni cosa ha un determinato valore di scambio perché un certo numero di soggetti economici glielo attribuisce. Il concetto di "valore intrinseco" a cui fa riferimento Buiter non ha senso, dato che rappresenta un tentativo di oggettivizzare un concetto soggettivo.
Considerare, poi, oro e Bitcoin come se fossero monete fiat, prive di "valore intrinseco", induce Buiter a concludere che qualsiasi valore superiore a zero attribuito a qualsiasi moneta costituisca una bolla. Quindi la conclusione (suppongo volutamente provocatoria) è che l'oro sarebbe in bolla da 6000 anni. Anche in caso di iperinflazione e collasso delle monete fiat, non è detto che il valore di Bitcoin e oro rimanesse superiore a zero.
Buiter arriva a questa affermazione sostenendo che non deve esserci possibilità di arbitraggio tra monete alternative con identico valore intrinseco, per cui se il valore del dollaro (o di altre monete fiat) si azzerasse, sarebbe possibile un azzeramento del valore anche di oro e Bitcoin.
E' chiaro che di fronte ad affermazioni del genere l'unica considerazione che si può esprimere è che in caso di scenari apocalittici si può fare qualsiasi previsione. Però quei 6000 anni di storia potrebbero non essere stati sei millenni di follia generalizzata (ovviamente con le eccezioni di Buiter e del da lui citato, guarda caso, Keynes).
L'oro è di fatto una moneta non inflazionabile a piacere, e lo stesso vale per una moneta con le caratteristiche del Bitcoin. E' questa una delle caratteristiche fondamentali che ha fatto del primo un mezzo di scambio universale per millenni e che ha indotto all'invenzione del secondo. E' anche una delle caratteristiche per cui l'oro si è rivalutato (ancorché con oscillazioni) nei confronti delle monete fiat, soprattutto dal 1971 in poi.
Disporre di un mezzo generale di scambio che non sia inflazionabile a piacere né prodotto in monopolio evidentemente ha costituito e costituisce qualcosa di desiderabile (aggiungerei: di valore) per una moltitudine di attori economici. Capisco che chi prospera con i sistemi monetari attuali cerchi di demolire tutto ciò che ne mette in discussione le fondamenta.
Quella di Buiter, però, mi sembra molto più che un'arrampicata sugli specchi. Qualunque cittadino svizzero che avesse dei dubbi sul voto, una volta letto quel report credo che dovrebbe correre alle urne e votare SI.
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