Scorie - Il governo del (non) cambiamento sulla Rai




Come (non) cambiano le cose ai tempi del governo del cambiamento. Prendete Luigi Di Maio, il quale a proposito della Rai ha detto:

"L'idea di vendere due reti della Rai era nel programma del Movimento del 2009. Poi negli anni, soprattutto entrando in commissione di vigilanza, ci siamo resi conto che prima di qualsiasi progetto di privatizzazione, qualora lo si volesse fare, c'è bisogno di renderla competitiva, cioè di renderla un prodotto appetibile perché vendere la Rai così com'è oggi sarebbe una svendita."

Se uno non si lascia confondere dalle supercazzole dello statista di Pomigliano, la sostanza pare essere questa: nel 2009 il M5S era ancora in una fase in cui non solo non deteneva il potere, ma non era neppure presente in Parlamento. Siccome la Rai era saldamente controllata da chi deteneva pro tempore il potere, era opportuno invocare la vendita di almeno due reti (con Rai 1 da dedicare al cosiddetto servizio pubblico, come da perfetto manuale dello statalista del XXI secolo, che ha sempre fatto parte della biblioteca pentastellata).

"Poi negli anni, soprattutto entrando in commissione di vigilanza", hanno iniziato a capire che la Rai poteva essere migliorata, ossia si poteva prendere parte al banchetto. Quindi ha iniziato a farsi strada l'idea di renderla competitiva prima di privatizzarla, onde evitare la svendita. Argomento sempre invocato da chiunque vuole calciare avanti la palla rimandando la cosa sine die.

Adesso che sono in maggioranza, l'esigenza di "renderla competitiva" è diventata ancora più forte. Ovviamente per "renderla un prodotto appetibile".

E solo un maligno può pensare agli appetiti di chi governa, perché questo è il governo del cambiamento.
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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