Scorie - Orologi rotti e nemici dei contanti




Qualche giorno fa, tra le tante esternazioni per lo più estemporanee e dettate dall'esigenza di raccogliere un applauso (era davanti a una platea di commercianti), Matteo Salvini ha detto che vorrebbe abolire il limite all'utilizzo del contante. Ciò conferma che è vero che anche un orologio rotto segna l'ora corretta una o due volte al giorno (a seconda del formato in cui è espresso l'orario).

Ovviamente l'affermazione di Salvini ha attirato le critiche dei sacerdoti della lotta al contante. Uno di costoro è Angelo Cremonese, che sul Sole 24Ore ha scritto:

"Non è facile cercare di analizzare correttamente i possibili effetti della limitazione all'uso del contante nell'azione di contrasto all'evasione fiscale. Il rischio è quello di partire dalla mancanza di evidenze empiriche circa l'efficacia di questo strumento nella battaglia contro l'erosione del gettito e arrivare a conclusioni che indichino l'inutilità di questa restrizione della libertà dei cittadini."

A mio parere, quando c'è di mezzo la libertà delle persone la valutazione su un provvedimento dello Stato non dovrebbe concentrarsi sulla efficacia o meno dello stesso nel raggiungere l'obiettivo prefissato. Ciò nondimeno, Cremonese pare ammettere che anche l'evidenza empirica non fornisca un buon supporto alla tesi di coloro che vorrebbero che in contanti non si potesse pagare neanche il caffè al bar o il giornale all'edicola.

Cremonese non demorde, però.

"Se da un lato non bisogna illudersi che la legge sul contante risolva da sola il problema, dall'altro non si deve sottovalutare il ruolo che questa limitazione può avere in un quadro d'insieme, composto da incrocio delle banche dati, possibili segnalazioni alle autorità di vigilanza, fatturazione elettronica e progressiva digitalizzazione fiscale."

L'utilizzo di mezzi di pagamento alternativi al contante dovrebbe essere una libera scelta, non un obbligo. Trattare tutti come sospetti criminali e pretendere di sapere vita, morte e miracoli di ogni individuo è tipico degli stati di polizia.

Né ritengo accettabile la posizione di chi appoggia questi provvedimenti sostenendo che se uno non ha nulla da nascondere non ha neppure nulla da temere. Solo avendo una visione angelica dello Stato si può non essere inquietati da affermazioni del genere. Chi può garantire che il controllo totale delle persone, che potenzialmente può portare a disporre di tutto ciò che appartiene loro, non sia utilizzato prima o poi per privarle di ogni proprietà? Finanziariamente parlando, nello scenario caro ai nemici del contante lo Stato disporrebbe di un'opzione call con strike price pari a zero su tutto ciò che appartiene a ogni persona, senza aver pagato quell'opzione (che, per inciso, avrebbe un valore teorico pressoché pari al malloppo in questione).

Paradossalmente Cremonese chiude l'articolo con queste parole:

"L'evasione fiscale è anzitutto un fenomeno sociale che va contrastato con la credibilità delle istituzioni, la chiarezza delle leggi, la semplificazione e, soprattutto, aumentando il grado di equità del sistema tributario."

Anche prescindendo dalle posizioni libertarie in merito e limitandosi alle "evidenze empiriche", quale persona dotata di buon senso dovrebbe associare il termine "credibilità" alle istituzioni e al fisco italiani?
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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