Scorie - L'"esperta" continua a blaterare sulle moltiplicazioni




Nonostante il buon senso dovrebbe rendere evidente che se uno è già molto indebitato non è aumentando il debito che risolve i suoi problemi, Laura Castelli, "esperta" (secondo una autodefinizione che, curiosamente, molti mezzi di informazione hanno accettato at face value) di questioni economiche del M5S, continua a ripetere cose di questo genere:

"Le misure previste nel Contratto di Governo miravano alla riduzione del debito pubblico e alla ripresa dell'economia attraverso una Banca pubblica d'investimento, istituzione che esiste già in Francia e Germania e che prevede investimenti ad alto moltiplicatore al fine di rilanciare crescita, produttività e occupazione, così da aumentare anche il gettito fiscale e ridurre il rapporto debito/Pil."

Vedremo se il governo che alla fine è stato formato attuerà gli (insani) propositi scritti raffazzonatamente nel contratto tra M5S e Lega. Da un punto di vista finanziario è indubbio che se il rendimento dell'investimento è superiore al costo del finanziamento necessario a porlo in essere ha senso indebitarsi.

Il problema è che non vi è alcuna certezza che il rendimento dell'investimento sia ex post superiore al costo del finanziamento, negli esempi (molto vaghi) di Castelli e colleghi. Questo induce chi è già esposto nei confronti del debito pubblico a fare due cose: ridurre la propria esposizione e/o pretendere una remunerazione maggiore per il rischio di finanziare altro debito. Qualcuno nel frattempo vende anche allo scoperto, tra l'altro.

Tutto ciò, a parità di altre condizioni, rende la convenienza dell'investimento finanziato a debito ancora più dubbia. Aggiungiamoci anche che generalmente l'investitore pubblico non è particolarmente lungimirante, né è guidato da logiche di pura convenienza economico-finanziaria, e risulta relativamente semplice capire perché la via indicata da Castelli porterebbe molto più probabilmente nel burrone invece di ridurre il rapporto tra debito e Pil.

Purtroppo pare che né il buon senso, né la storia siano fin qui servite a far ragionare la maggioranza degli italiani votanti.

Come si fa a non essere pessimisti?
 
 
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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