Scorie - La moltiplicazione della follia




Comunque la si pensi in merito alle politiche economiche keynesiane (e il mio punto di vista dovrebbe essere noto), il buon senso dovrebbe rendere evidenti due cose: 1) che, con il debito pubblico dell'Italia, ci sarebbe il rischio che i magici effetti moltiplicativi sempre previsti ex ante, non materializzandosi, creerebbero solo un effetto palla di neve sul rapporto tra debito e Pil, rendendolo incontrollabile; 2) che la Commissione europea non accorderà più "flessibilità" (ossia la possibilità di fare più deficit) rispetto agli anni scorsi; semmai il contrario.

Evidentemente ci sono tante persone che, dando prova di follia in senso einsteiniano (ossia persone che ripetono lo stesso esperimento aspettandosi di ottenere risultati diversi), ritengono invece che si debba contrattare un deficit al 3% del Pil per qualche anno.

Per esempio Gustavo Piga, secondo il quale: "se Tria presentasse a Bruxelles un Def che bloccasse il valore del disavanzo al 3% per i prossimi anni, valore simbolico perché pari a quello ideato per il Trattato di Maastricht, il governo giallo verde avrebbe a disposizione un altro 1,2% di Pil, 20 miliardi circa, per manovre moderatamente espansive da subito, capaci di aiutare la crescita e soddisfare gli elettori."

Come se Tria fosse il primo a presentare proposte del genere.

Piga ritiene che restino aperte due domande.

"La prima: e gli spread, cosa farebbero? È noto che gli spread seguono la Politica, e non viceversa. Un messaggio forte dall'Europa, guidata dalla Merkel e Macron, che l'Unione europea è vicina all'Italia in questo momento di difficoltà e che il 3% è un valore accettabile per ripristinare la crescita, genererebbe entusiasmo e fiducia che il progetto europeo ha un lungo futuro davanti a sé, contribuendo ulteriormente al miglioramento dei conti pubblici italiani e alla stabilità dell'area continentale."

Qui pare che Piga voglia fare concorrenza all'insuperabile Yogi Berra. E' evidente che se la Germania acconsentisse a "coprire" le spalle al governo italiano lo spread diminuirebbe. Ma se la Germania è finora stata contraria a farsi carico del rischio dei debiti altrui, per quale motivo dovrebbe cambiare idea adesso?

Ma ecco la seconda domanda.

"La seconda: per quanto tempo andrebbe tenuto al 3% il deficit dopo il 2019? Il trend tendenziale previsto da Padoan indicava già ulteriori miglioramenti sensibili del deficit nel 2020: si genererebbero cioè spazi ulteriori per più investimenti pubblici e un rafforzamento della riduzione delle imposte, nonché l'avvio di una prima forma di reddito di cittadinanza senza sforare il 3 per cento. Dal 2021, poi, ulteriori forme espansive di supporto all'economia verrebbero dai primi effetti di quella spending review che tutti auspichiamo possa avviarsi sin da ora, lasciando che i suoi primi effetti strutturali si possano effettivamente far sentire, realisticamente, entro due anni, permettendo al taglio degli sprechi e non più a ulteriori deficit di finanziare gli aiuti all'economia."

Partiamo dal fatto che i miglioramenti del deficit previsti nell'ultimo DEF di Padoan incorporano gli aumenti di IVA e accise delle famigerate clausole di salvaguardia, che finora sono sempre state rimandate agli anni successivi facendo per lo più maggior deficit rispetto a quanto indicato negli stessi DEF.

Quindi non ci sarebbe alcuno spazio per "ulteriori per più investimenti pubblici e un rafforzamento della riduzione delle imposte, nonché l'avvio di una prima forma di reddito di cittadinanza senza sforare il 3 per cento."

Quanto alla spending review, ben venga. Finora sono state solo parole al vento. Credo sia prudente essere scettici anche per il futuro, ma spero di sbagliarmi.
 
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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