Scorie - Il garante vs il capo




Beppe Grillo, garante del M5S, ha scritto un post sul suo blog a proposito del reddito di cittadinanza, il cavallo di battaglia che ha consentito a Di Maio e colleghi di affermarsi come prima forza politica per voti ottenuti alle ultime elezioni.

Ecco, dunque, un estratto del Grillo pensiero.

"Siamo davanti ad una nuova era, il lavoro retribuito, e cioè legato alla produzione di qualcosa, non è più necessario una volta che si è raggiunto la capacità produttiva attuale. Si vuole creare nuovo lavoro perché la gente non sa di che vivere, si creano posti di lavoro per dare un reddito a queste persone, che non avranno un posto di lavoro, ma un posto di reddito, perché è il reddito che inserisce un cittadino all'interno della società".

E ancora

"Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti lo stesso livello di partenza: un reddito, per diritto di nascita. Soltanto così la società metterà al centro l'uomo e non il mercato".

Addirittura il reddito per diritto di nascita. A me quella sembrerebbe una società involuta e per di più destinata a implodere, perché, per quanto i processi produttivi vengano automatizzati, qualcuno che lavora e produce servirà sempre, non fosse altro per il fatto che i bisogni dell'uomo evolvono nel tempo.

La posizione di Grillo non è neanche particolarmente innovativa e la si è riscontrata anche in altri periodi di forte cambiamento. Non per questo è meno errata. In ultima analisi, le risorse reali da utilizzare per distribuire redditi "per diritto di nascita" qualcuno le deve produrre, e quel qualcuno diventerebbe totalmente schiavo dei titolari del diritto postulato da Grillo.

A parte le considerazioni di tipo etico, si tratta di semplici farneticazioni. Peraltro in contrasto con quanto affermato nelle stesse ore da Luigi Di Maio, il quale, negando che si tratterebbe di una misura tipicamente assistenzialista, ha affermato:

"Non abbiamo intenzione di dare soldi alle persone senza che facciano nulla... avete la rassicurazione che nessuno potrà starsene sul divano."

La mia sensazione è che queste persone dicano di volta in volta la prima cosa che viene loro in mente, senza sapere di cosa parlano.

Ora, il fatto che chi di mestiere fa(ceva) il comico o abbia fin qui al massimo fatto lo steward allo stadio siano ignoranti in economia non sarebbe di per sé un problema, ma, come ebbe a dire Murray Rothbard, "è totalmente irresponsabile avere un'opinione forte e vociferante pur rimanendo in questo stato di ignoranza".
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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