Scorie - I conti (che non tornano) di SIlvio (1/2)




Silvio Berlusconi è la dimostrazione vivente della scarsa dimestichezza di molti italiani con il far di conto. Ecco cosa ha affermato in merito alla riduzione del rapporto tra debito e Pil.

"L'esperienza insegna che debito pubblico e pressione fiscale crescono insieme, come hanno dimostrato i governi di sinistra in questi ultimi anni. L'unico modo per abbatterlo è un grande piano di privatizzazioni, per 5 punti percentuali circa, che insieme alla ripresa della crescita e all'avanzo primario nei conti pubblici determinato all'aumento del gettito, porterebbe a un rapporto debito/Pil vicino al 100% in cinque anni, con la relativa riduzione della spesa per interessi."

Ammesso che il "grande piano di privatizzazioni" sia realizzato, e l'esperienza storica dovrebbe indurre ad avere qualche dubbio, se si togliessero 5 punti di Pil al debito ne resterebbero pur sempre 27 per arrivare, in soli 5 anni, a un rapporto pari al 100 per cento.

Berlusconi sostiene che l'avanzo primario, ossia quello al netto della spesa per interessi, raggiungerebbe il 4%. Il problema è che livelli del genere non si raggiungono dal 2000, quando il Pil nominale aumentava decisamente più di oggi e il debito pesava per 25 punti di Pil in meno.

Per di più, appare alquanto improbabile che si possa raggiungere un avanzo primario di 4 punti di Pil ponendo in essere contemporaneamente i provvedimenti promessi, come l'aumento delle pensioni minime a 1000 euro o la flessibilità nell'età pensionistica, che in un sistema a ripartizione avrebbe un impatto iniziale non irrilevante su chi paga i contributi e la cosiddetta fiscalità generale.

In definitiva, i conti non tornano, ma dubito che questo faccia la differenza il 4 marzo.
 


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