Scorie - Quando l'ignoranza prende la parola




Capisco che ogni politico debba cercare di creare consenso, ma a volte affermare cose palesemente non vere è una pessima alternativa al silenzio.

Per esempio, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha detto che è "scandaloso che non si aiutino i 205 mila azionisti delle ex banche popolari venete che hanno perso tutto e hanno comprato le azioni non per speculazioni ma perché avevano la garanzia della certificazione di valore da parte di Banca d'Italia. In caso contrario non le avrebbero comprate."

Non dubito che esistano motivi per muovere critiche all'operato della Banca d'Italia, ma sarebbe il caso di farlo basandosi su argomentazioni non così assurde. La Banca d'Italia potrà aver vigilato in modo discutibile per un certo numero di anni, ma non ha mai rilasciato (né è suo compito farlo) alcuna garanzia sul valore delle azioni di qualsivoglia banca.

Il valore delle azioni, trattandosi di banche popolari non quotate, era determinato annualmente dall'assemblea dei soci su proposta del consiglio di amministrazione. Quelle stesse assemblee alle quali partecipavano migliaia di coloro che hanno perso tutto e che, dando fiducia ai consiglieri, approvavano sostanzialmente all'unanimità tutto ciò che veniva da costoro proposto.

Con ogni probabilità molti di quei risparmiatori non erano stati correttamente informati dei rischi connessi all'investimento o del deterioramento delle condizioni economiche e patrimoniali degli emittenti, ma non è sparando la prima sciocchezza che viene in mente che si risolve la cosa.

A meno che Zaia sia in buona fede, il che vorrebbe dire che le sue lacune sull'argomento sono (dovrebbero essere) imbarazzanti.


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