Scorie - Il cigno nero di Christine Lagarde

"Ci sarebbero conseguenze devastanti se si scatenasse una guerra al ribasso sulla riduzione delle tasse, sulla normativa finanziaria o sul commercio. Se questo si dovesse verificare allora per me, sarebbe davvero un "cigno nero", un evento devastante ed imprevisto."


(C. Lagarde)

In occasione del recente World Economic Forum di Davos, appuntamento annuale dell'establishment politico-economico-finanziario globale, Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ha espresso le sue preoccupazioni sull'insediamento alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump.

E' del tutto comprensibile che chi si trova al vertice del FMI, istituzione che ha dato un contributo non certo marginale alla definizione dello status quo, tema che intervengano cambiamenti non concordati nell'ambito delle grandi organizzazioni sovranazionali.

Probabilmente Trump farà davvero disastri, perché in fin dei conti la sua sarà solo una variante di statalismo diversa da quella precedente, ma se la riduzione delle tasse fosse fatta riducendo anche la spesa e lo snellimento normativo servisse a lasciare più spazio al libero mercato in materie come finanza e commercio, non credo proprio che assisteremmo a disastri.

Per di più, considerando il track record di coloro che oggi prevedono disastri, essendo essi stessi più o meno stabilmente ad avere un potere pervasivo da diversi anni, è legittimo supporre che tanto peggio non potrebbe andare.

Inoltre, anche se dubito che Lagarde intendesse dare questo significato alle sue parole, concordo che si tratterebbe di un "cigno nero" per lei. Oltre che per tanti altri frequentatori abituali del WEO di Davos, che rischierebbero seriamente di assaggiare il sapore della disoccupazione.



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