Scorie - Nessuna amicizia, nessuna fiducia

"Stiamo esaminando il problema: c'è un sistema che il governo sta considerando perché il sistema deve cambiare: il concetto chiave è il rapporto amichevole tra contribuente e amministrazione. Non un rapporto come conflitto violento, ma un rapporto di fiducia. In questo contesto si potranno rivedere i compiti assegnati alle agenzie fiscali."
(P. C. Padoan)



Non è la prima volta che il ministro dell'Economia e delle Finanze, ossia il tassatore pro tempore, cerca di rassicurare i cittadini circa l'evoluzione in senso amichevole del rapporto tra fisco e contribuente. Un'operazione in cui si cimenta tanto frequentemente quanto inutilmente anche il capo dell'Agenzia delle entrate.

Serve un mix tra masochismo e sindrome di Stoccolma in chi paga le tasse per vedere nel fisco un amico. Il fatto è che alla base dell'imposizione fiscale c'è la violenza. Se si trattasse di un rapporto amichevole dovrebbe essere volontario, mentre chi paga le tasse lo fa dietro la minaccia di sanzioni in caso non lo facesse. In taluni casi l'imposta è trattenuta direttamente alla fonte da un soggetto che opera come sostituto d'imposta. Costui, a sua volta, è costretto a lavorare gratuitamente per conto dello Stato.

Quindi si potranno rivedere i compiti assegnati alle agenzie fiscali (promessa ricorrente, peraltro), ma il fisco non sarà mai amico di chi paga le tasse. Al più potrà essere meno vessatorio, potranno cioè essere evitati quei comportamenti che infliggono al malcapitato contribuente dei trattamenti da paria che aggravano la violenza insita nell'obbligazione fiscale.

Per favore, però, si lasci perdere il termine amicizia.
 
 
 
 
 


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