Scorie - Di pragmatismo sono lastricate le vie dell'inferno interventista

"Forse, allora, le politiche monetarie dovrebbero fare un passo ulteriore. Per esempio, come suggeriscono alcuni economisti, istituzionalizzare gli interventi sui mercati per evitare reazioni brusche e disordinate, aggiungendo alla lista dei prodotti acquistabili gli indici e i sottoindici di borsa (quello bancario, per esempio) e coordinarsi tra loro per evitare scollamenti eccessivi tra cambi ed economia reale. Con grande delicatezza - con i mercati non si scherza - ma anche con grande pragmatismo."
(R. Sorrentino)



Dovrebbe essere ormai chiaro anche ai più scettici che l'interventismo sia un processo progressivo, mai reversibile intenzionalmente. Ogni intervento dà luogo a effetti deludenti o, peggio ancora, indesiderati, a fronte dei quali gli interventisti non sanno fare altro che prospettare un ulteriore intervento. Ludwig von Mises lo sosteneva decenni fa, quando, non a caso, non riusciva a ottenere una cattedra universitaria.

Brexit è un pretesto sensazionale per invocare nuovi esercizi di interventismo. Lo fa, per esempio, Riccardo Sorrentino sulle colonne del Sole 24Ore, occupandosi di politica monetaria. Dato che il Qe, concentrandosi sui titoli di Stato e in misura minore su altre obbligazioni, lascia "indifese" le azioni, perché non comprare anche quelle, onde "evitare reazioni brusche e disordinate"?

Il tutto, peraltro, "con grande delicatezza", ma anche "con grande pragmatismo". Si potrebbe osservare che di pragmatismo sono lastricate le vie dell'inferno, quanto meno quando si tratta di interventismo economico.

Quanto all'acquisto di azioni, la Banca del Giappone già lo fa e, non a caso, è ormai azionista di riferimento di una gran quantità di ETF giapponesi. Così, all'effetto indiretto dovuto alla creazione di base monetaria mediante acquisto di titoli di Stato, gonfia la Borsa di Tokyo anche mediante l'acquisto diretto, sempre creando nuova base monetaria.

Ma se le banche centrali devono controllare l'andamento dei prezzi di qualsiasi asset, tanto vale che impieghino le migliaia di persone a libro paga per compilare un listino prezzi universale, ovviamente coordinandosi per "evitare scollamenti eccessivi tra cambi ed economia reale".

Mi si potrebbe obiettare che quello sarebbe socialismo. Effettivamente sì, ma almeno la si smetterebbe di parlare ipocritamente e a sproposito di mercato, e forse (ma potrebbe essere una speranza vana) aumenterebbe la consapevolezza dei danni provocati dall'interventismo.
 
 
 
 
 
 


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