Scorie - Le lagnanze dei keynesiani all'amatriciana

"Assistiamo sorpresi al fatto che trovi ascolto, anche in casa nostra, chi come Weidmann vuole mettere un tetto agli acquisti di titoli di Stato da parte delle banche o, peggio ancora, attribuire un coefficiente di rischio agli stessi titoli e accampa questo ragionamento e altri espedienti per non adempiere all'impegno solennemente assunto in tempi non sospetti di completare l'unione bancaria europea con la garanzia unica sui depositi. Quanto valore brucia questa miopia penalizzando banche, credito alle imprese e capitali privati al di là di ogni considerazione di merito e di ragionevolezza! La realtà è che ci misuriamo ogni giorno con l'assenza drammatica di una leadership politica e nessuno si fida più di nessuno. Loro non si fidano di noi e noi non ci fidiamo di loro."
(R. Napoletano)

Il Sole24Ore è da tempo schierato con il partito della "flessibilità", con un'impostazione che a me piace definire di keynesismo all'amatriciana. Parte integrante della narrazione è l'accusa ai tedeschi di egoismo, mancanza di solidarietà, miopia e ottusità.

Non che io qui voglia prendere le difese di Weidmann, Schauble o Merkel, ma credo che le lagnanze di Napoletano e colleghi non siano il miglior modo di affrontare le questioni.

Premesso che non ne condivido il punto di vista, trovo abbastanza penoso lamentarsi perfino del fatto che a Weidmann sia concesso di esprimere il proprio punto di vista in Italia, e che qualcuno lo stia ad ascoltare.

Nel merito della questione, è indubbiamente vero che i tedeschi, dopo aver condiviso il progetto di unione bancaria, adesso stiano di fatto frenando sul fondo europeo di tutela dei depositi. Ma quando sostengono, come fa in questo caso Weidmann, che i titoli di Stato non sono privi di rischio come invece è ancora stabilito dalle regole contabili degli accordi di Basilea, non fanno altro che constatare un dato di fatto.

D'altra parte, la storia recente ha ampiamente dimostrato che i titoli di Stato non sono esenti da rischi per chi li possiede. A livello contabile si può far finta che non sia così, ma la contabilità non è altro che una convenzione, che dovrebbe rappresentare il più fedelmente possibile la realtà, ma che non di rado ci si discosta parecchio.

In fin dei conti è sempre lo stesso approccio caro ai fautori della "flessibilità", quando chiedono di scorporare questa o quella voce di spesa pubblica dal calcolo del deficit, come se bastasse far finta che una spesa non esista per poter fare a meno di trovare i soldi per finanziarla.

Poi non ci si deve stupire se manca la fiducia.


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