Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2016

Scorie - Non proprio tutti

"Mi sembra di poter dire che tutti riconoscono lo sforzo che questo Governo sta facendo, ma che ancora non basti." (M. Renzi) Tra i governanti, un po' ovunque, c'è chi fa interventi televisivi interminabili, chi si fa intervistare alla radio, chi scrive su giornali e social network. Matteo Renzi fa tutto quanto, prediligendo intervistatori accomodanti (e in questo è in buona compagnia) e la comunicazione diretta con i cittadini. Con cadenza settimanale, Renzi fa conoscere il suo pensiero su varie tematiche tramite la Enews, un buon mezzo per martellare nella testa della gente delle cose dette e stradette a ripetizione, con goebbelsiana perseveranza. Suppongo che sia convinto che, a forza di ripetere che ha abbassato le tasse, tutti quanti finiscano per credere che sia vero. Lo sforzo al quale si riferisce nelle parole che ho riportato è proprio quello relativo alla riduzione delle tasse. Ebbene, io non so quanti ci credano, ma sono sicuro che non sia

Scorie - Non esistono formule magiche per ridurre il debito

Sono in tanti gli economisti che, negli ultimi anni, hanno cercato soluzioni per ridurre il debito pubblico evitando ristrutturazioni dolorose e "disordinate". Lucrezia Reichlin, coordinando un gruppo di economisti di diversi orientamenti, propone di " instaurare un meccanismo che renda possibile la ristrutturazione del debito pubblico in Paesi non solvibili. E per evitare che ciò sia destabilizzante proponiamo che preventivamente sia concluso un patto per abbattere subito una parte del debito ereditato dalla crisi con un sistema che, a differenza degli eurobond, non implica garanzie comuni ma utilizza risorse quasi esclusivamente nazionali ." In sostanza, si eviterebbe la destabilizzazione tipica di un default, ma non vi sarebbero forme di mutualizzazione del debito tra Stati dell'unione monetaria. In pratica, si prospetta la possibilità di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Secondo Reichlin: " Quando un Paese diventa a rischio si ad

Scorie - Al G7 l'Italia ha portato lo sguardo del keynesiano all'amatriciana

"L'Italia ha portato uno sguardo neokeynesiano, priorità assoluta condivisa da tutti almeno a parole. Una politica che non mette al centro la ripartenza del sogno e del progetto europeo per noi non funziona. I tedeschi, dal loro punto di vista, hanno qualche preoccupazione in più perché temono un atteggiamento inviso da parte dell'opinione pubblica." (M. Renzi) Al G7 tenutosi in Giappone Renzi ha portato, a nome dell'Italia, uno " sguardo neokeynesiano ", quello che da diverso tempo io preferisco definire "keynesismo all'amatriciana". A suo dire, riscontrando il favore di tutti, " almeno a parole ", tranne i tedeschi per motivi elettorali. In realtà i tedeschi non sono spendaccioni quanto gli altri governi a prescindere dall'opinione pubblica e, in fin dei conti, a portare acqua al mulino keynesiano erano per lo più il Giappone (miglior caso empirico dei fallimenti del keynesismo), gli Stati Uniti e l'Italia.

Scorie - #gattopardo2.0

"Poste è una storia di successo. Dieci anni fa sarebbe stata una missione impossibile... stiamo guardando alla possibilità di cedere una quota maggiore e vedere dove possiamo arrivare." (P. C. Padoan) Il governo vorrebbe incassare attorno a 8 miliardi da privatizzazioni, ma, come è noto, nel Paese del gattopardo tutto deve cambiare perché tutto rimanga come prima. Pare quindi che Renzi e Padoan stiano pensando a come incassare soldi dalla cessione di altre quote di Poste, senza perdere il controllo sulla società. Il governo ha ceduto lo scorso ottobre un terzo del capitale di Poste, quotandola in Borsa, sulla base di una valutazione complessiva attorno ai 10 miliardi, incassandone 3,1. Adesso Padoan vorrebbe incassare la restante parte, ma senza perdere il controllo. Come fare? Semplice: si vende un terzo alla Cassa Depositi e Prestiti, che è per l'80% del Tesoro e che, tra l'altro, emette i buoni postali. Quindi con i soldi di chi sottoscrive i buon

Scorie - Il problema di una moneta non è la scarsità

"È ben probabile che, grazie al carattere open source e alla concorrenza di altre criptovalute, siano superati i problemi tecnici, di sicurezza e di scalabilità, di Bitcoin come sistema di pagamento. Ma i difetti in quanto sistema monetario non sono emendabili. La quantità limitata lo rende deflativo. Quanto questo sia un problema per le imprese produttive lo stiamo apprendendo: quando i prezzi diminuiscono, è più facile fare perdite che profitti. Ma il problema sarebbe ancor più grave se Bitcoin dovesse essere utilizzato per effettuare anche prestiti. Ripagare un debito denominato in un Bitcoin che continua ad aumentare di valore sarebbe sempre più pesante in termini reali. Lungi dal favorire un sistema più equo, Bitcoin, in quanto moneta scarsa, sbilancerebbe ancor più l'equilibrio in favore dei creditori." (L. Fantacci) Luca Fantacci, docente di storia economica all'Università Bocconi, mette in guardia rispetto a quelli che ritiene essere "difetti non em

Scorie - La flessibilità non dà una mano al ceto medio

"L'Europa ci ha dato i soldi per la flessibilità perché abbiamo fatto le riforme. La Ue ci ha dato ragione. Con quei 14 miliardi noi dobbiamo tenere sotto controllo il debito e dare una mano alle famiglie e al ceto medio." (M. Renzi) Premesso che l'Europa non ha dato all'Italia neanche un centesimo, la flessibilità, che altro non è se non maggior deficit pubblico rispetto a quanto precedentemente concordato con la Ue, è da tempo uno dei mantra di Matteo Renzi. Con la flessibilità si curano i mali dell'Italia, oltre che con le "riforme", che nella narrazione renziana sono identificate in ogni provvedimento legislativo di iniziativa governativa. La flessibilità è il buon vecchio keynesismo all'amatriciana che non ha certamente inventato Renzi: lui sta solo usando parole in parte diverse, ma la sostanza non cambia. La situazione dei conti pubblici e la pressione fiscale testimoniano che di buone intenzioni dei keynesiani all'amatrician

Scorie - Il problema è il socialismo, la rivoluzione è un'aggravante

"Sembra molto più probabile che il Venezuela abbia sofferto di una variante del destino di altri Paesi che hanno avuto rivoluzioni socialiste… Questo significa che il socialismo sia fallimentare? Certamente no. Le economie di Germania, Francia, Danimarca, Svezia e Regno Unito hanno i loro problemi, ma politiche come la sanità pubblica non hanno impedito loro di diventare società ricche e confortevoli." (N. Smith) Di fronte al disastro (non solo economico) sempre più evidente del socialismo chavista portato avanti in Venezuela da Nicolas Maduro, successore di Hugo Chavez, Noah Smith non si limita a prenderne atto e a concludere (peraltro in forte ritardo) che il socialismo porta alla miseria, oltre a restrizioni della libertà. Al contrario, cerca di distinguere tra socialismo e socialismo rivoluzionario, concludendo che è solo la seconda versione a portare al disastro. A riprova cita i casi di talune economie europee, che avrebbero alcune caratteristiche socialiste e

Scorie - Ripercussioni tra finzione e realtà

"Sull'ipotesi di un taglio nominale sono d'accordo con la Germania: se prendessimo una decisione del genere, si ripercuoterebbe su tutti i contribuenti europei." (P. C. Padoan) Pier Carlo Padoan si riferisce al debito pubblico della Grecia, ormai in gran parte verso creditori pubblici, ossia i contribuenti di altri Paesi, per lo più europei. E' dal 2010 che la Grecia è entrata in una situazione di conclamata insolvenza. Da allora ha ricevuto finanziamenti dai Paesi Ue e FMI per 240 miliardi (110 concessi nel 2010 e 130 nel 2011), ha ristrutturato il debito verso i creditori privati per 107 miliardi (nel 2012, con una falsa ristrutturazione volontaria per evitare, ipocritamente, di chiamarlo default) e nel 2015 ha ottenuto un altro programma di finanziamenti per 86 miliardi. A fronte di ciò UE, BCE e FMI hanno imposto alla Grecia manovre fiscali restrittive che, in un Paese fortemente intriso di statalismo, con una marea di dipendenti pubblici e pensi

Scorie - Investimenti (sulla rielezione)

"Nella scorsa legislatura fu un errore approvare il fiscal compact così come fu approvato, perché quella filosofia distruggeva l'idea di economia del nostro Paese. I primi a pagare le conseguenze del fiscal compact furono gli amministratori locali che, messi al bivio tra tagliare servizi e investimenti, tagliavano gli investimenti. Purtroppo anche io ho fatto lo stesso quando ero sindaco. Questo taglio degli investimenti ha portato a un danno pazzesco per la nostra economia. Lo si è fatto a livello locale e a livello nazionale. Spendevamo 40 miliardi all'anno di investimenti e siamo passati a venti miliardi di investimenti. Una diminuzione devastante. Con questa operazione è crollata la nostra economia e anche l'indotto, a partire dal settore delle costruzioni che ha perso più di mezzo milione di posti di lavoro." (M. Renzi) Le dichiarazioni di Matteo Renzi che ho riportato sono emblematiche di come ragioni una fetta (ahimè) maggioritaria della cosiddetta cl

Scorie - Il mito dell'eccesso di risparmio

Come è noto, sono in tanti a sostenere che ci sia un problema di insufficiente domanda aggregata, che andrebbe rilanciata con investimenti pubblici, secondo uno schema tipicamente keynesiano. Per esempio, ecco cosa ha scritto Daniele Manca sul Corriere della Sera: " Ci sono alcuni numeri che impressionano. Gli investimenti totali (che comprendono quelli delle imprese, delle famiglie e quelli pubblici) sono scesi in Europa di 260 miliardi l'anno dal 2008 al 2015. Negli Stati Uniti, secondo un recente studio del Mc Kinsey Global institute, gli investimenti fissi netti sono scesi dal 12% del Pil nel 1950 all'8% del 2007. E a un magro 4% nel 2014. Mettere in fila le ragioni di questo declino è abbastanza semplice: si va dalla caduta dei prezzi dei beni alla politiche di bilancio restrittive, passando per una redistribuzione del reddito che ha prodotto maggiori diseguaglianze ." Premesso che Manca allude a una caduta dei prezzi dei beni come se si trattasse di un c

Scorie - Dove sbaglia

"Tutti gli indicatori dicono che i cittadini non stanno notando nessuna discesa delle tasse. Eppure c'è, eppure è evidente per gli addetti ai lavori, eppure nessun governo ha fatto quanto noi sulle tasse." (M. Renzi) In una delle tante forme di comunicazione a senso unico utilizzate, Matteo Renzi, nella sua consueta e-news, arriva a chiedersi "dove ho sbagliato?", invitando i suoi lettori ad aiutarlo a rispondere alla domanda. La risposta è molto semplice: gli indicatori dicono che gli italiani non stanno notando nessuna discesa delle tasse perché non c'è nessuna discesa complessiva da notare. Questo certamente non è in linea con la narrazione renziana, ma affinché gli italiani percepiscano una riduzione delle tasse il calo deve essere effettivo e generalizzato, oltre che considerato strutturale. Finora il governo ha tagliato alcune tasse, ma ne ha aumentate altre, oppure sono aumentate a livello locale, in una sorta di gioco delle tre cart

Scorie - Chi utilizza meglio le risorse? Non lo Stato

"Il sommerso provoca un danno alle casse erariali, assorbendo risorse che meglio potrebbero essere utilizzate." (R. Orlandi) Il direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, sostiene che l'evasione fiscale danneggi la crescita economica e rappresenti un freno alla crescita delle aziende. Si potrebbe obiettare che il fisco, privando chi produce i redditi di una parte significativa degli stessi, ostacoli lo sviluppo delle imprese e dell'economia. Certamente l'evasione provoca un danno alle casse erariali, ma sostenere che assorba risorse che potrebbero essere meglio utilizzate è doppiamente fuorviante. In primo luogo, perché l'evasione non assorbe risorse, bensì le lascia nella disponibilità di chi le produce. In secondo luogo, perché nulla supporta l'affermazione che quelle risorse sarebbero meglio utilizzate dallo Stato. Si tratta di un punto di vista soggettivo che posso comprendere sia espresso da chi sta a capo dell&#

Scorie - Non c'è nessun reale eccesso di risparmio

"Ci sarebbe la tentazione di concludere che, dal momento che i tassi bassi generano queste difficoltà, allora sono il problema. Ma non è così; sono il sintomo di un problema di fondo che è l'insufficiente domanda di investimenti in tutto il mondo, che non riesce ad assorbire tutti i risparmi disponibili nel sistema economico." (M. Draghi) Pur ammettendo che i tassi di interesse bassi (perfino negativi) creano difficoltà alle banche (comprimendone il margine di interesse) e ai fondi pensione (soprattutto se a prestazione definita), Mario Draghi difende la politica monetaria della BCE (e non potrebbe essere altrimenti, essendone lui il presidente) facendo ricorso al classico ragionamento keynesiano di insufficiente domanda aggregata, in particolar modo per quanto riguarda la componente relativa agli investimenti. In pratica, ci sarebbero troppi risparmi che non danno luogo a investimenti per insufficiente domanda di questi ultimi, e ciò determinerebbe la spinta al

Scorie - I supermercati non hanno la riserva frazionaria

"Se fallisce un supermercato, lo chiudi e un altro apre. Se fallisce una banca, è molto improbabile che ne apra un'altra, è più probabile che quella accanto cominci ad avere problemi." (I. Visco) Quanto affermato da Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, è vero. E' per questo motivo che il maldestro tentativo di avvicinare a regole di mercato la risoluzione delle crisi bancarie mediante la direttiva BRRD (che prevede, tra le altre soluzioni, il famigerato bail-in) ha peggiorato, alla sua prima applicazione, le condizioni di quasi tutte le banche. Di certo alcune hanno avuto in prima battuta dei benefici, intercettando raccolta in uscita dalle banche messe peggio, ma a voler raccontare le cose come stanno occorre precisare che chi va vantando solidità patrimoniali significative lo deve al fatto di avere un portafoglio crediti di dimensioni marginali (o inesistente) rispetto al totale dell'attivo. In buona sostanza, dato che il problema p

Scorie - Eccesso di informazioni nei prospetti? La Consob se la prenda con se stessa

"Un eccesso di informazioni equivale sempre a una carenza di informazioni. Il prospetto è divenuto uno strumento utile a chi lo redige per prevenire possibili rischi legali, ma rimane un documento troppo lungo e complesso per potere essere letto e pienamente compreso dal risparmiatore." (G. Vegas) Affermazioni come quelle che ho riportato, uscite dalla bocca del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, possono lasciare forse indifferenti coloro che non si occupano della materia, ma fanno cadere le braccia a chiunque abbia dovuto redigere un prospetto informativo. Vegas ha ricordato che la materia è disciplinata a livello comunitario (da una direttiva e da un paio di regolamenti), quindi la regolamentazione italiana è conforme a quella Ue. Il che è vero, ma è altrettanto vero che, per fare un solo esempio, un prospetto lussemburghese è infinitamente meno lungo e complesso di un prospetto italiano, a parità di prodotto finanziario. E dire che in Lussemburgo vigono le

Scorie - Cosa giustifica l'esistenza dei paradisi fiscali

Apprendo dall'ANSA che oltre 300 economisti di 30 Paesi hanno sottoscritto con Oxfam una lettera aperta ai leader mondiali alla vigilia del Summit Anticorruzione del 12 maggio, chiedendo uno stop definitivo ai paradisi fiscali. Secondo Oxfam e i firmatari dell'appello, " ad oggi non c'è alcuna reale ragione economica che possa ancora giustificare l'esistenza dei paradisi fiscali ". Ancorché l'appello sia stato sottoscritto da persone che di lavoro fanno gli economisti (per lo più in università e altre istituzioni pubbliche, finanziate da tasse altrui), non significa che l'affermazione che ho riportato abbia economicamente senso. Costoro sicuramente potrebbero costruire e mostrare modelli in cui il gettito fiscale, amministrato da governi illuminati (magari perché consigliati dai firmatari dell'appello), consentirebbe di trasformare la Terra in un unico grande paradiso, altro che paradisi fiscali. Purtroppo dal punto di vista economico c

Scorie - Sforbiciatine

"Una impalpabile sforbiciatina di un punto percentuale delle aliquote Irpef del 27 e 38 per cento è una proposta buona solo per buttare via 3 miliardi assai meglio utilizzabili." (E. Zanetti) Enrico Zanetti, viceministro all'Economia e segretario di ciò che resta di Scelta Civica (considerando che diversi suoi ex compagni di partito hanno fatto la scelta non so quanto civica, certamente opportunistica, di passare al PD), ritiene che abbassare di un solo punto le aliquote intermedie dell'Irpef consisterebbe nel "buttare via 3 miliardi". Certamente non si tratterebbe di un taglio significativo, ma se uno ritiene che le tasse debbano essere ridotte (come pure Zanetti sostiene di tanto in tanto) dovrebbe essere favorevole a ogni riduzione. Semmai dovrebbe insistere per un taglio maggiore e, non di meno, per evitare che il taglio di una tassa sia compensato dall'aumento di un'altra, come è avvenuto regolarmente finora. In ogni caso, il m

Scorie - Vitalizi = Tasse

Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha sostenuto, durante un'audizione alla Camera dei deputati, che la spesa per i vitalizi negli ultimi 40 anni è sempre stata più alta dei contributi versati. Ciò renderebbe il sistema "insostenibile", secondo Boeri. Piccata la replica della Camera: " Gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps. Quanto alla sostenibilità del sistema dei vitalizi per i parlamentari sono ben note all'amministrazione della Camera dei deputati ." Boeri ha ragione nell'affermare che il sistema dei vitalizi è insostenibile, ma il problema è che anche ciò che viene definito contributi, al pari delle tasse sulle varie indennità mensili, non sono altro che una finzione contabile, dato che tutto, in ultima analisi, è a carico di chi le tasse le paga davvero. In altri t

Scorie - Tecnicismi inutili per giustificare l'uso dell'elicottero

"Fino agli anni Settanta c'era un rapporto stretto tra governi e banche centrali e l'«helicopter money» aveva il  nome più prosaico di «finanziamento monetario del deficit». In sostanza il governo faceva debito emettendo titoli sul mercato e la Banca centrale acquistava l'invenduto sganciando denaro fresco di stampa. La nuova moneta entrava in circolo nell'economia attraverso stipendi, pensioni ed investimenti pubblici in autostrade, ospedali, case popolari. In Italia e negli Usa il fenomeno è stato significativo: negli anni 70 la Banca d'Italia deteneva quasi il 35% di tutto il debito pubblico nazionale. Per capire le proporzioni, oggi ne detiene appena l'8%, nonostante gli acquisti del Quantitative Easing." (M. Minenna) Marcello Minenna è tra i tanti che, in questi anni, ha avanzato proposte per risolvere i problemi dell'economia e del debito pubblico apparentemente indolori. Alla base di tutto, c'è sempre una qualche forma di ricorso a

Scorie - Riforme, crescita e flessibilità: le parole magiche dei keynesiani all'amatriciana

Rispondendo a un giornalista che gli faceva notare le critiche avanzate dal presidente della Bundesbank in merito al debito pubblico dell'Italia e all'intreccio tra Stati e banche, oltre che i giudizi negativi sulla politica monetaria della BCE, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha affermato quanto segue: " A Weidmann rispondo così. Primo: è chiaro che c'è un rapporto tra debito e crescita. Per come la vedo io la crescita è la via maestra per ridurre il debito. Per Weidmann è il contrario. Non sono d'accordo con lui. È più corretta la mia tesi, che oltretutto è sostenuta dall'esperienza storica. Secondo: sulla Bce è smentito dai fatti. Non mi convince la relazione che fa tra politica monetaria e ritardo sulle riforme, tant'è vero che anche se beneficiamo dei tassi bassi siamo quelli che fanno più riforme. Terzo: sul debito sovrano nelle banche c'è già stata una discussione all'Ecofin. Per l'unione bancaria dobbiamo fare molti

Scorie - Le lagnanze dei keynesiani all'amatriciana

"Assistiamo sorpresi al fatto che trovi ascolto, anche in casa nostra, chi come Weidmann vuole mettere un tetto agli acquisti di titoli di Stato da parte delle banche o, peggio ancora, attribuire un coefficiente di rischio agli stessi titoli e accampa questo ragionamento e altri espedienti per non adempiere all'impegno solennemente assunto in tempi non sospetti di completare l'unione bancaria europea con la garanzia unica sui depositi. Quanto valore brucia questa miopia penalizzando banche, credito alle imprese e capitali privati al di là di ogni considerazione di merito e di ragionevolezza! La realtà è che ci misuriamo ogni giorno con l'assenza drammatica di una leadership politica e nessuno si fida più di nessuno. Loro non si fidano di noi e noi non ci fidiamo di loro." (R. Napoletano) Il Sole24Ore è da tempo schierato con il partito della "flessibilità", con un'impostazione che a me piace definire di keynesismo all'amatriciana. Parte int

Scorie - Danno i numeri su Brexit

"Abbiamo fatto tutte le simulazioni possibili e il risultato finale è un interrogativo. Perché sprechiamo tanto tempo, tanta fatica, tanto talento nel cercare modelli capaci di compensare le conseguenze di una cattiva decisione quando non sta scritto da nessuna parte che una decisione del genere debba davvero essere presa? Non c'è alcuna ragione per pensare che Londra possa arrivare ad accordi commerciali e intese sugli investimenti migliori di quelli esistenti." (A. Gurria) Come è noto, il prossimo 23 giugno i cittadini del Regno Unito saranno chiamati alle urne per stabilire, mediante un referendum, se restare o meno nell'Unione europea. Come è (o dovrebbe essere) altrettanto noto, tutte le organizzazioni multilaterali e i think tank da essi finanziati sono fortemente contrari all'ipotesi di Brexit, che darebbe un ulteriore colpo alla sempre meno popolare (tra i suoi cittadini) Unione europea. Non potrebbe essere altrimenti, dato che tutte le tecno-bur