Scorie - Il banchiere di investimento

"Tra qualche minuto uscirà una dichiarazione del ministro dell'Economia che condivido… Il 2016 è l'anno in cui l'Italia deve sistemare definitivamente la propria questione bancaria… Noi ci stiamo lavorando da qualche settimana, pancia a terra, tutti i santi giorni, per avere una soluzione che rispetti le regole europee che non abbiamo voluto noi ma che dobbiamo rispettare. Una soluzione che dia sicurezza ai correntisti, dia garanzia agli istituti di credito: salteranno poltrone, ci saranno meno banchieri e in prospettiva meno bancari perché non possono esserci 300mila bancari, con l'innovazione tecnologica per cui molte persone usano la banca sul telefonino. Ci sarà qualche filiale in meno ma nel rispetto delle persone senza licenziamenti di massa. Lavoriamo per avere una soluzione finale, ci sono le condizioni e vanno aiutati i processi di integrazione e fusione."
(M. Renzi)

Renzi ha pronunciato queste parole a Bruxelles durante la conferenza stampa post meeting Ue dello scorso 18 marzo. Effettivamente poco dopo è uscita una nota del Ministero dell'Economia e delle Finanze relativa al progetto di aggregazione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano.

Che in futuro ci saranno meno banchieri e anche meno bancari è più che verosimile. Che queste cose debbano accadere con la regia (o sotto dettatura) del governo è però del tutto opinabile. A maggior ragione considerando che lo Stato non è azionista di nessuna banca, eccezion fatta per una quota del 4 per cento in Monte dei Paschi di Siena derivante da pagamento in azioni di cedole sui cosiddetti Monti bond.

I processi di integrazione e fusione non vanno "aiutati": sono i soci a dover decidere cosa fare. E, in ogni caso, già esiste un'autorità preposta alla vigilanza sulle banche, anch'essa piuttosto incline al dirigismo: nel caso in questione, la Bce.

Considerando, poi, quanto accaduto a novembre con la risoluzione di quattro banche nell'ambito della quale azionisti e obbligazionisti subordinati hanno perso tutto, meno il governo di occupa di banche (e non solo di quelle), meglio è.

La competenza di Renzi in materia è tale che, il 9 febbraio scorso, dichiarò che "in futuro ci saranno meno sportelli e più digitalizzazione, meno retail e più banche di investimento". Si dà il caso che le banche di investimento siano quelle che si occupano per lo più di fare trading proprietario e curare la strutturazione di operazioni azionarie e obbligazionarie per conto di imprese clienti. Considerando la dimensione media delle imprese italiane, dubito che in Italia servano tante banche di investimento. Resta un'altra spiegazione all'affermazione di Renzi: con banche di investimento potrebbe voler intendere quelle che si occupano degli investimenti dei privati, ossia di gestione del risparmio. Questo non farebbe altro che confermare la sua ignoranza in materia.

In conclusione, le soluzioni di mercato sono a mio parere sempre da preferire, a maggior ragione se chi si diletta a fare il dirigista conosce la materia come Renzi e, per di più, ottiene certi risultati…


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