Scorie - Lotterie e paternalismo

"Quindi le lotterie tendono a funzionare come una tassa sui poveri. Potrebbe allora essere etico limitare la partecipazione alle lotterie solo alle persone sufficientemente istruite per comprendere la perdita alla quale vanno incontro, e ricche a sufficienza per sopportarle… In alternativa, potremmo porre un tetto all'ammontare dei biglietti che possono essere comprati dai poveri. Ovviamente ciò genererebbe minori entrate per i governi, per cui non scommetterei che avvenga."
(N. Smith)

Commentando la partecipazione di una moltitudine di persone al Powerball (il cui montepremi da 1,6 miliardi di dollari è stato recentemente vinto da tre persone, le quali lasceranno almeno la metà della vincita in imposte federali, statali e comunali), Noah Smith ha proposto alcune restrizioni.

Una delle tendenze tipiche dei sinistrorsi che nel mondo anglosassone si definiscono liberal è quella a invocare dosi massicce di paternalismo da parte dello Stato, che dovrebbe imporre certe cose e proibirne altre per il bene della gente, a maggior ragione se povera e poco istruita.

Si tratta per lo più delle stesse persone che sostengono sempre e comunque il rafforzamento del ruolo statale nell'istruzione (in tal caso, essendo in palese conflitto di interessi, dato che si tratta spesso di persone che lavorano nel mondo della pubblica istruzione, a qualsivoglia livello), a prescindere dai fallimenti fin qui emersi da una situazione più o meno sostanziale di monopolio di cui gode lo Stato in quel settore.

Indubbiamente le lotterie (in senso lato) rappresentano una sorta di tassazione volontaria, dato che, anche quando sono gestite da privati, il fisco incassa cifre considerevoli dalle somme versate dai giocatori. In diversi casi, peraltro, è lo Stato stesso a tenere il banco.

Che si tratti di una tassa che grava per lo più su persone povere e poco istruite è stato riscontrato da diversi studi empirici, citati anche da Smith, ed è tutto sommato una ipotesi ragionevole, dato che chiunque abbia delle conoscenze di base del calcolo delle probabilità non partecipa a giochi del genere, se non per cifre simboliche che, in quanto tali, se perse non peggiorano il suo tenore di vita. E se qualcuno spende una cifra considerevole del proprio denaro pur essendo consapevole che andrà incontro a perdite altrettanto considerevoli, dovrebbe essere libero di farlo, a patto che le conseguenze gravino solo sulle sue tasche.

Resta il fatto che se ci sono così tante persone prive di nozioni di base del calcolo delle probabilità (che, a dire il vero, possono essere intuite a livello approssimativo anche dall'osservazione empirica degli esiti dei giochi in questione) in un sistema dell'istruzione dominato dallo Stato, non sarà forse che l'istruzione pubblica non è impeccabile?

Ciò detto, una situazione nella quale ognuno dovesse presentarsi al banco munito di certificato attestante il titolo di studio e l'ultima dichiarazione dei redditi (in Italia suppongo verrebbe preferito l'ISEE) a me pare allucinante. Di questo passo si potrebbe arrivare a una situazione in cui ognuno ha un tutore statale che gli dice cosa fare, come farlo, e cosa non fare con i suoi soldi. La logica condurrebbe verso un sistema nel quale tutto è in mano allo Stato, ossia al socialismo totale.

Credo quindi che abbia senso criticare un soggetto che, di fatto, è in gran parte responsabile dell'ignoranza delle persone e allo stesso tempo tiene il banco, ma ritengo che sia etico vietare solo le azioni che violano il principio di non aggressione. Curiosamente, Smith e chi la pensa come lui non mette minimamente in discussione la tassazione involontaria.

L'unica cosa sulla quale concordo con Smith è la sua conclusione: dato che lo Stato incassa un sacco di soldi da questa tassazione volontaria, non verrà dato seguito ai suoi auspici. Magra consolazione.


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