Scorie - Il superstato crea superproblemi

"Stati Uniti d'Europa: se vogliamo avere prospettiva dobbiamo lavorare a questo progetto. Non credo che ci siano altre strade per dare risposte ai problemi dei cittadini. Ma veramente pensiamo che noi, con i grandi 'Giganti', noi piccole Patrie pensiamo di competere? Quindi la sfida, la missione è riuscire fare in modo che il sogno evocato dai padri fondatori diventi realtà."
(L. Boldrini)

Inserendosi nel solco che fa riferimento al mantra "per risolvere i problemi serve l'Europa e per risolvere i problemi dell'Europa serve più Europa", la "presidenta" Laura Boldrini pronuncia frasi che magari fanno effetto sul pubblico (se non particolarmente abituato a ragionare, mi permetto di supporre), ma che sono totalmente vuote di significato.

A parte ricordare che esistono Paesi che non hanno bisogno di essere giganteschi o di aggregarsi a questo o quello per andare avanti e in cui pare che le persone non se la passino poi così male (uno di questi, per esempio, confina con l'Italia), il ragionamento della "presidenta" ha come logica evoluzione non gli Stati Uniti d'Europa, bensì gli Stati Uniti del mondo intero.

A quel punto, perché mantenere diversi Stati? Perché non avere un unico decisore, in grado di consentire alla Terra di "competere" con gli altri pianeti del sistema solare?

Credere che un superstato sia in grado di "dare risposte ai problemi dei cittadini" meglio di uno Stato è semplicemente indimostrabile. I loro problemi i cittadini li risolvono molto meglio mediante cooperazione volontaria con chi vogliono, a prescindere dalla nazionalità (o supernazionalità).

E siccome lo Stato i problemi li crea, penso abbia più senso supporre che un superstato crei superproblemi, non supersoluzioni.


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