Scorie - La società (in)giusta

"Una società giusta segue un criterio di proporzionalità: chi possiede grandi patrimoni e ottiene profitti elevati da transazioni finanziarie sia chiamato a pagare di più."
(L. Boldrini)

La "presidenta" della Camera dei deputati sostiene, da quanto pare di capire leggendo la dichiarazione che ho riportato, il principio di proporzionalità dell'imposizione fiscale. Se così fosse, sarebbe paradossalmente contraria all'articolo 53 della Costituzione, il che suppongo non sia nelle sue intenzioni.

Boldrini non è esperta di scienza delle finanze, ma anche un bambino che abbia imparato le quattro operazioni fondamentali dell'aritmetica sarebbe in grado di farle notare che, aumentando la base imponibile, il carico fiscale aumenta, anche se l'aliquota di imposta non è progressiva. Quindi ciò che lei invoca come qualcosa da realizzare, è già una realtà. Anzi,nel caso delle imposte progressive la realtà è anche peggiore.

E in effetti l'intento della "presidenta" era in realtà di appoggiare una tassazione progressiva, nel senso di colpire con aliquote maggiori le basi imponibili superiori a determinate soglie. Il che, poi, è un cavallo di battaglia di tutte le sinistre più o meno comuniste presenti in Italia (e non solo).

Resta da chiarire come si possa definire "giusta" una società che istituisce diritti universali il cui esercizio comporti inevitabilmente la violazione del diritto di proprietà di un numero più o meno consistente di soggetti.

La posizione è ingiustificabile, se non ritenendo inesistente il diritto di proprietà o - il che non è poi tanto differente - considerandolo comprimibile in nome del volere del legislatore di turno. Cosa ovviamente del tutto coerente con l'identificazione tra legge e legislazione che fa parte del bagaglio culturale dei campioni della democrazia alla Boldrini.


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