Scorie - D&G Light GDP

Il piano del 1000 giorni che da settembre il governo presenterà al Paese è
esattamente orientato a portare fino in fondo il cambiamento strutturale
che abbiamo iniziato e che serve per riaffermare che l'Italia è un grande
paese che può uscire dalle difficoltà ed essere protagonista per un
cambiamento anche delle politiche europee.
(D. Serracchiani)

La direzione è senz'altro quella giusta, poi bisogna valutare sempre con
quanta forza si riesca a mettere in campo le misure. Questi dati aiutano a
lavorare con più energia, più decisione sulla strada degli investimenti e
della crescita anche se anche in tutta Europa la ripresa è un po' più
lenta.
(G. Delrio)

Come nei saldi di fine stagione, prima di prendermi una pausa di qualche
giorno voglio fare un 2 X 1, con due pezzi grossi (questo passa il
convento) del partito al potere: Deborah Serracchiani, presidente della
Regione Friuli Venezia Giulia nonché vicesegretario del Pd, e Graziano
Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. I D&G del Pd.

Entrambi hanno commentato (lo hanno fatto praticamente anche gli uscieri di
Montecitorio) l'ennesimo dato deludente sul Pil italiano, che nel secondo
trimestre ha registrato un -0.3 per cento rispetto ai tre mesi precedenti.

Sull'affermazione di Delrio mi limito a dire che se la "direzione è quella
giusta", non oso immaginare cosa sarebbe dovuto succedere per fargli
sostenere che la direzione è quella sbagliata.

Quanto alla Serracchiani, sarà che quando sento una persona che ha più o
meno direttamente il potere di impormi obblighi o divieti parlare di
"piano" il mio umore peggiora all'istante; sarà che quando questa storia
l'ha tirata fuori Renzi la prima volta l'ho catalogata nella miriade di
ciance che fa quotidianamente (se per ogni parola che, non richiesto,
riversa sugli italiani il Pil crescesse di un euro, saremmo la prima
potenza economica globale), ma a forza di sentirla ripetere dai suoi
comprimari, inizio a pensare che stiano ormai finendo anche le favole del
cambiare verso.

In ogni caso credo sarebbe ora di smetterla di usare la retorica
dell'Italia che è "un grande Paese che può uscire dalle difficoltà ed
essere protagonista per un cambiamento anche delle politiche europee".
Dalle difficoltà non si esce dando la precedenza alla riforma del Senato o,
come probabilmente succederà, alla revisione della legge elettorale, senza
nel frattempo tagliare un euro di spesa. Salvo poi fare l'ennesima manovra
per rattoppare malamente i buchi di bilancio ricorrendo all'ennesima
randellata fiscale. Cosa che ormai appare inevitabile e che andrà
materializzandosi al più tardi in autunno, nonostante le ripetute e
patetiche smentite da parte del governo.

Da settembre partiranno 1000 giorni che saranno almeno su un punto identici
ai 1000 precedenti: aumenti di tasse negati ma effettuati e tagli di spesa
proclamati ma non attuati. Spero che i fatti dimostreranno che mi sto
sbagliando, ma temo di no.

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