Scorie - Il tiranno e l'evasore (dalla realtà)

Ogni tanto mi viene segnalata qualche prodezza di letteratura economica di
Paolo Barnard, alfiere italiano della Modern Money Theory (MMT). In un suo
recente pezzo, dal titolo "Il tiranno e l'evasore", Barnard conclude che
"lo Stato monopolista della moneta che ci tassa obbligatoriamente in quella
moneta ma che fa il pareggio di bilancio è un TIRANNO. L'EVASORE, in queste
condizioni, è un PATRIOTA, che lotta per far sopravvivere l'economia contro
il TIRANNO". Ho solo messo le parole di Barnard in corsivo, mentre suo è
l'uso del maiuscolo, delle sottolineature e del grassetto. Anche nel
prosieguo riporterò in questo modo le affermazioni di questo profeta della
MMT.

Giova ricordare, in estrema sintesi, che secondo i sostenitori della MMT la
spesa in deficit finanziata con denaro creato dal nulla non solo non è un
problema, bensì rappresenta la panacea per tutti i mali dell'economia. La
spesa pubblica in deficit è considerata ricchezza finanziaria privata.
Ovviamente non viene fatta distinzione con la ricchezza reale, e questo è
un problema non da poco, visto che il denaro creato dal nulla non è di per
sé ricchezza reale, come lo stesso Barnard riconosce. E in effetti nella
logica della MMT la tassazione serve per lo più per imporre l'uso della
moneta a corso legale, oltre che a contenere l'inflazione, diminuendo la
moneta in circolazione.

Secondo la logica (a dire il vero per nulla logica) della MMT, quello del
perseguimento del pareggio di bilancio da parte di uno Stato è un proposito
deleterio, perché "il settore privato deve ottenere il denaro dello Stato
con cui assumere la gente. Ma come fa? Aspetta che lo Stato faccia la spesa
pubblica". Pare, quindi, che senza uno Stato che faccia spesa pubblica non
possa esserci alcuna produzione nel settore privato. Senza la spesa
pubblica, saremmo tutti quanti destinati a morire di stenti.

Ora, indubbiamente in un sistema statalista sono diverse le imprese del
settore privato che forniscono beni e servizi (quasi) esclusivamente alle
amministrazioni pubbliche; per queste imprese una riduzione della spesa
pubblica significa dover cercare altri clienti o chiudere i battenti. E'
altrettanto vero, però, che la maggior parte del settore privato non ha
nulla a che fare con lo Stato, se non quando ne deve subirne gli intralci
burocratici e il pesante carico fiscale. Per costoro uno Stato meno
spendaccione e intrusivo sarebbe un toccasana.

D'altra parte, applicando con coerenza il ragionamento di Barnard, si
dovrebbe concludere che la soluzione ideale sarebbe la totale
statalizzazione del sistema economico. Roba da socialismo reale, insomma.
Un sistema che, volendo sorvolare sulla soppressione della libertà degli
individui, ha portato sempre e comunque a risultati miserrimi dal punto di
vista economico.

Ma evidentemente Barnard non pensa a un approdo vero e proprio al
socialismo (anche se ciò a lungo andare sarebbe a mio parere inevitabile
per un sistema in cui si seguissero i dettami della MMT), per cui si pone
il problema di come possa fare il settore privato a ottenere la moneta che
serve per pagare le tasse. Nel suo modo di vedere l'economia, se lo Stato
non è in deficit il settore privato non può sopravvivere perché non riesce
a ottenere moneta.

Infatti: "Lo Stato che fa il pareggio di bilancio è un TIRANNO, visto che è
lui il monopolista della moneta e ci obbliga tutti a guadagnare quella, ma
ce ne dà 100 e ce ne toglie 100 in tasse, per cui al settore privato non
rimane nulla con cui assumere".

La conseguenza è che se lo Stato persegue il pareggio di bilancio, il
settore privato può solo "Licenziare, fallire, diventare povero. Oppure
EVADERE. Oppure creare il SOMMERSO. Cioè tenersi autonomamente i soldi
dello Stato per assumere e lavorare. Non c'è altra scelta".

In realtà le cose non stanno proprio così. E' indubbiamente vero che la
spesa pubblica in deficit, finanziata mediante l'emissione di titoli di
Stato, comporta una espansione della base monetaria ogni volta che quei
titoli non sono pagati con risparmio reale. Per intenderci: se il signor
Rossi ha risparmiato 100 euro e con quei soldi sottoscrive titoli di Stato,
l'emissione di titoli non comporta direttamente un aumento di base
monetaria. Viceversa, se quei titoli sono sottoscritti da banche e
utilizzati come collaterale per ottenere liquidità dalla banca centrale,
oppure sono acquistati dalla stessa banca centrale, la base monetaria
aumenta.

Ma l'emissione di moneta non avviene solo a fronte di debiti pubblici,
bensì anche a fronte di debiti privati. In primo luogo, perché le banche
possono usare come collaterale anche obbligazioni o prestiti a emittenti
privati per ottenere denaro dalla banca centrale; in secondo luogo perché
la stessa banca centrale, può, volendo, comprare obbligazioni emesse da
privati.

Last, but not least, perché nei sistemi bancari a riserva frazionaria anche
le banche commerciali creano denaro dal nulla, erogando prestiti a fronte
di depositi a vista e mantenendo solo una frazione di essi come riserva
liquida presso la banca centrale.

Resta il fatto che non è la quantità di moneta a determinare la maggiore o
minore ricchezza prodotta da un sistema economico. La moneta è solo un
mezzo di scambio, e creare moneta dal nulla non fa che aumentare il potere
di acquisto dei primi percettori a scapito degli altri. In altri termini,
le variazioni della quantità di moneta hanno effetti redistributivi, ma non
producono di per sé aumenti o riduzioni di ricchezza reale.

Piuttosto che considerare un patriota l'evasore fiscale perché contrasta
l'azione di uno Stato che non fa abbastanza deficit (invece di riflettere
sulla difesa della proprietà privata che dovrebbe essere l'unico motivo per
giustificare l'evasione), Barnard potrebbe iniziare a mettere in
discussione le fondamenta della MMT, a partire dal fatto che lo Stato non è
indispensabile per il funzionamento del settore privato, bensì questo
funziona nonostante lo Stato. Ppotrebbe poi proseguire ragionando sulla
natura e la funzione del denaro, che nello schema della MMT è destinato a
far implodere il sistema economico dopo averlo condotto al socialismo, dato
che lo Stato deve crescere sempre più e imporre ai privati di usare tutta
la moneta che crea. Non sarebbe meglio togliere allo Stato il monopolio
sulla moneta lasciando che la stessa sia prodotta sul mercato senza
imposizioni legali sul suo utilizzo? Non è evidente che se la moneta è un
bene la cui offerta può tendere a infinito senza costi di produzione il suo
potere d'acquisto non può che tendere a zero, anche in presenza di
imposizioni di legge su suo utilizzo?

Potrei proseguire, ma mi rendo conto che chiedere a un evasore totale dalla
realtà di iniziare a rimettere i piedi per terra equivale a sprecare tempo.

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