Scorie - Si tagli, purché non si tagli davvero

"Ritengo ci sia una grossissima questione: il passaggio da tagli che
abbiamo conosciuto assolutamente immotivati a tagli mirati in base a un
nuovo ordine di priorità."
(G. Napolitano)

Il presidente della Repubblica Napolitano torna abbastanza di frequente sul
tema dei tagli di spesa, solitamente per sostenere che non bisogna fare
tagli lineari, a maggior ragione se riguardano l'interlocutore di turno. E
così, se parla agli attori o ai registi si dice contrario ai tagli alle
spese per finanziare film che nessuno vede; se parla agli insegnanti
sostiene aumenti di spesa per l'istruzione, e così via. Ovviamente qualcosa
da tagliare c'è sempre, ma si tratta sempre di qualcos'altro.

Questa volta ha parlato di tagli "assolutamente immotivati", e si
tratterebbe di quelli fatti negli ultimi anni. Posto che i tagli in
questione non hanno neppure scalfito il moloch della spesa pubblica
italiana, il problema a mio parere è duplice. In primo luogo, quando la
spesa pubblica supera la metà del Pil non ha molto senso invocare l'uso del
cesello: se si vuole abbassare quella somma serve l'uso del machete. In
secondo luogo, il richiamo a che i tagli seguano "un nuovo ordine di
priorità" mi fa venire il sospetto che finisca per rendere inattuabile
qualsiasi taglio.

In questo noto che buona parte dei mezzi di informazione contribuisce ad
alimentare la confusione: a parole sono tutti a favore di un calo della
spesa pubblica, poi al minimo accenno a fare qualche limatura ai dipendenti
pubblici (85.000 su circa 3,3 milioni) la cosa viene presentata con
l'abusata formula della macelleria sociale.

E, ovviamente, guai a rilevare la tendenza di re Giorgio a lisciare il pelo
agli interlocutori di turno di fronte a prospettive di tagli a sussidi
pubblici e altre cose del genere, per quanto palesemente parassitari.

La vera priorità per i finti tagliatori è non tagliare nulla.

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