Scorie - Risparmio e inflazione

"Tuttavia, gli economisti della BCE prevedono che l'inflazione rimarrà al
di sotto dell'obiettivo per almeno altri tre anni. E tenendo conto che le
misure ufficiali dell'inflazione sovrastimano il reale incremento dei
prezzi, allora il messaggio è che l'Eurozona corre seri rischi di
precipitare nella deflazione, nel prossimo futuro… Non si può non pensare
che la BCE sia condizionata dalle critiche di Paesi come la Germania, dove
la gente non vede di buon occhio tassi di interesse a livelli bassissimi
perché sostiene che danneggiano i risparmiatori. Ma è una critica che dal
punto di vista economico non ha alcun senso: la causa del basso livello dei
tassi in tutto il mondo è proprio il fatto che la gente decide di mettere
da parte i soldi invece di investirli."
(J. Fels)

Joachim Fels è economista di punta a Morgan Stanley e appartiene alla folta
schiera di coloro che ritengono necessario un approccio più "aggressivo" da
parte della BCE. Volendo essere maligni, si potrebbe sostenere che la
posizione Fels sia influenzata dalla circostanza di lavorare per una
società che opera nel settore che trae i maggiori benefici derivanti dalla
politica monetaria espansiva delle banche centrali. Memori dell'adagio
andreottiano, credo che non ci si allontanerebbe dal vero.

Fels ritiene che la BCE dovrebbe allentare ulteriormente la politica
monetaria perché "l'Eurozona corre seri rischi di precipitare nella
deflazione, nel prossimo futuro". Fin qui, nulla di nuovo rispetto a tanti
altri. Ma Fels rincara la dose, sostenendo che "le misure ufficiali
dell'inflazione sovrastimano il reale incremento dei prezzi". In pratica,
la realtà sarebbe opposta alla percezione del consumatore medio, che tende
a vedere con sospetto i dati ufficiali di crescita degli indici dei prezzi
al consumo ritenendo che essi sottostimino il reale aumento del costo della
vita. Fels, tra l'altro, non indica per quale motivo ritiene che
l'inflazione dei prezzi al consumo sia sovrastimata.

Quanto al fatto che la BCE "sia condizionata dalle critiche di Paesi come
la Germania, dove la gente non vede di buon occhio tassi di interesse a
livelli bassissimi perché sostiene che danneggiano i risparmiatori", la
critica tedesca viene considerata senza alcun senso dal punto di vista
economico. Secondo Fels i tassi di interesse sono bassi perché la gente non
investe.

A me pare che a non avere alcun senso sia questa posizione (peraltro
sostenuta più volte anche da Ben Bernanke ancor prima dello scoppio della
bolla nel 2007). Se davvero i tassi di interesse fossero bassi per un
eccesso di risparmio reale, non si vede per quale motivo le banche centrali
avrebbero dovuto manipolarli al ribasso così tanto negli ultimi anni, tra
l'altro espandendo in misure senza precedenti la base monetaria.

Le politiche monetarie espansive e le varie forme di allentamento
quantitativo (ossia di monetizzazione) messe in atto dalle banche centrali
hanno gonfiato i prezzi di diverse attività finanziarie e compresso i premi
per il rischio, spingendo alcuni investitori ad aumentare l'assunzione di
rischio e penalizzando chi quei rischi non voleva o non poteva assumerli.
Si tratta di una distorsione piuttosto macroscopica che alimenta quelli che
Mises avrebbe definito "malinvestimenti", la cui redditività ex ante appare
tale solo per via dell'abbondanza di denaro a buon mercato, ma che sono
destinati a rivelarsi fallimentari non appena le politiche inflattive
vengono rallentate o interrotte.

Non c'è alcun eccesso di risparmio in giro per il mondo: c'è solo un
eccesso di denaro creato dal nulla, che pone una seria ipoteca sulla
sostenibilità degli apprezzamenti di diversi asset realizzati anche di
recente e che dovrebbe sconsigliare dall'invocare ulteriori allentamenti di
politica monetaria.

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