Scorie - Congruità

"Il QE non è un approccio nuovo, ma fra i rischi descritti da alcuni in
relazione al QE solo uno per noi era rilevante, il pericolo che certi
valori di asset potessero non allinearsi con valori congrui di mercato…
seguiamo la situazione, ma ci sembra che i valori che registriamo siano
coerenti con valori storici."
(B. Bernanke)

Queste parole sono state pronunciate da Ben Bernanke durante uno dei suoi
ultimi discorsi da presidente della Federal Reserve. Non che ci si
dovessero aspettare dichiarazioni diverse da parte sua, ma, visti i
precedenti, non credo proprio che le parole di Bernanke debbano risultare
rassicuranti.

In primo luogo, Bernanke non vedeva nessun rischio neppure nel 2006, mentre
la bolla immobiliare alimentata da tassi artificialmente bassi e regole
scritte per far accedere al debito chiunque (tanto il rischio di credito
veniva poi impacchettato in forme difficilmente comprensibili ai più e
smerciato in giro per il mondo) stava raggiungendo il punto di scoppio.

In secondo luogo, parlare di valori "congrui" quando da un secolo la
politica monetaria distorce fortemente la formazione dei prezzi mi sembra
piuttosto arbitrario. Resta il fatto che tassi di interesse tenuti così a
lungo artificialmente bassi anche grazie alla monetizzazione di circa 4
mila miliardi di debito sono un fenomeno quantitativamente senza
precedenti.

Tassi bassi hanno indotto poi una compressione dei premi per il rischio
molto significativa, dovuta alla ricerca di maggiori rendimenti da parte di
chi doveva impiegare tutta la nuova liquidità. In buona sostanza, il valore
attuale netto della maggior parte degli asset risulta distorto (al rialzo)
da tassi di interesse (compresi i premi per il rischio) eccezionalmente
bassi.

Non scorgere rischi in questo contesto, francamente mi pare allucinante.

     

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